Sunday, March 31, 2019

Angolan War of Liberation - Colonial-Communist Clash 1961-1974 di Al J. Venter

Il libro che vi presento oggi fa parte della serie "Cold War 1945-1991" edita da Pen&Sword Books. Al J. Venter in questo libro sulla guerra di liberazione dell'Angola dai portoghesi (o almeno questo è il punto di vista della guerriglia) sa di cosa parla, dato che è stato sul posto a varie riprese come inviato "embedded" con differenti unità portoghesi. Il libro, diviso in 10 capitoli, esamina tutti gli aspetti di quella guerra strana combattuta in un paese enorme e molto ricco di materie prime. Il modello seguito dalla guerriglia angolana (divisa principalmente in due fazioni distinte e contrapposte) non differisce molto da quello proposto ai tempi in altre parti del mondo da guerriglieri ideologizzati (comunisti) e non. Una guerra non convenzionale, detta "guerriglia" portata con imboscate, mine, attacchi improvvisi e ritirate nel folto della giungla. Il Portogallo, ai tempi una dittatura presieduta da Antonio de Salazar che governava il paese da circa 30 anni, facente parte della NATO, aveva un esercito obsoleto e orientato quindi solo verso la minaccia europea del Blocco Sovietico. Quando nel 1961 la sua enorme colonia dell'Angola, sulla costa atlantica dell'Africa vide un susseguirsi di attacchi ai pochi militari e ai coloni abitanti nel paese, si vide costretta a imparare in fretta un tipo di guerra per la quale non era preparato. Ma la durata della guerra, 13 anni in cui vi furono circa 10000 morti tra i soldati portoghesi e un numero imprecisato tra civili e guerriglieri, dimostra che il Portogallo rimase molto attaccato a quelle colonie che erano sue da circa 500 anni e che venivano sentite parte di un impero che ormai non esisteva più. Le due forze guerrigliere, una di ispirazione marxista comunista, l'MPLA (Movimento Popular de Libertacao de Angola) e una di ispirazione più occidentale come l'UPA (Union dos Populacees de Angola) poi trasformatosi in FNLA (Frente Nacional de Liberacao de Angola) , passarono molto più spesso a farsi la guerra tra loro che unite contro il governo coloniale portoghese. Man mano l'ascendente lo ebbe l'MPLA presieduto da Agostinho Neto, mentre l'UPA/FNLA, per colpa di un diverso modo di concepire il contatto con la popolazione perse consensi. Verso il finire del conflitto un altro elemento si fece strada nel variegato mondo dei movimenti guerriglieri angolani, l'UNITA (Uniao Nacional para Indipendencia Total de Angola) capeggiato da Jonas Savimbi, che sfruttando degli stravolgimenti di altre regioni vicine usurpò il ruolo che ad est era appartenuto alla FNLA.
Venter ci guida in questo conflitto in modo molto piacevole: la narrativa è scorrevole, i suoi racconti di azioni vissute accanto ai militari portoghesi sono pieni di vita e davvero appassionanti. La guerra non andò secondo uno schema scontato con la guerriglia che sconfigge le goffe e antiquate forze coloniali. I portoghesi, mostrando un discreto adattamento e superando le evidenti condizioni di inferiorità numerica e di mezzi, riuscirono ad improvvisare tattiche e mezzi e rimediando anche a sommovimenti politici che videro diventare indipendenti le colonie limitrofe di altri paesi, cosa che dava ai guerriglieri delle basi più sicure da cui partire. Questo ad esempio acccadde con il secondo fronte aperto ad est grazie all'indipendenza dello Zambia. In sostanza i portoghesi vinsero la guerra militarmente, ma persero la popolarità e il sostegno a casa, con la Rivoluzione dei Garofani in cui gli stessi ufficiali portoghesi in patria rovesciarono il governo di Salazar.
Il libro descritto è davvero interessante, ogni capitolo descrive bene una serie di aspetti della guerra. Particolarmente interessante ho trovato quello sui Commandos che furono creati anche grazie all'aiuto di un italiano, Dante Cesare Vacchi.
Venter ha scritto un libro che descrive bene e con grande competenza una guerra poco conosciuta.
Un grazie di cuore a Pen&Sword Books per la concessione del libro.

Titolo: Angolan War of Liberation - Colonial-Communist Clash 1961-1974
Autore: Al J. Venter
Pagine: 128
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Angolan-War-of-Liberation-Paperback/p/15594






L'autore 

Saturday, March 30, 2019

"Cosa c' è sul menu oggi?" Due soldatini della William Britain (23102)

Oggi vi presento due soldatini della William Britain. Le pose, casuali, si riferiscono ad un momento della vita di trincea molto importante: il rancio. I due soldati, tedeschi, sicuramente posteriori al 1915 (notare il taglio della Bluse modello 1915 con bottoni nascosti e collo in panno verde) hanno in mano uno una gavetta (con coperchio e manico in una mano, e contenitore nell'altra), l'altro un secchio per portare acqua o vivande. Uno dei due soldatini indossa il famoso berretto M1907 , distintivo del soldato tedesco nella Grande Guerra, mentre l'altro, con la pipa "d'ordinanza" per ogni veterano che si rispetti, indossa un elemento ancora più caratteristico del "Frontsoldat" : lo Stalhelm 1916. Questo particolare figurino, grazie alla "delicatezza" degli ispettori della dogana ha un distinto bozzo sull'elmetto, la qual cosa da' molto fastidio, ma è un'imperfezione di un soldatino che potrebbe anche starci visto che ogni elmetto aveva dei segni dovuti a colpi di shrapnel, colpi di striscio, caduta di corpi contundenti o addirittura colpi di mazza. Il nostro soldatino se l'è cavata sicuramente con un notevole mal di testa!
Amo particolarmente la casualità delle pose, con il soldatino con lo Stalhelm che allargando la giacca e ponendo una mano in tasca mostra le bretelle che tenevano su i pantaloni. Da notare anche la maschera antigas portata al collo, la possibilità di un bombardamento di artiglieria sulle retrovie era sempre presente. L'altro invece, lungi dall'avere la perfezione stereotipata dei soldatini di altre marche esibisce un volto da impiegato del catasto di Dusseldorf tirato via dall'ufficio e messo a combattere per la strage di giovani dei primi anni di guerra. Le spalline non esibiscono numeri, quindi non possiamo dire a che reggimento appartengano. Queste erano i segni distintivi del soldato tedesco insieme ai simboli sul cappello, o sul Pickelhaube (elmo a punta) dei primi anni che portava un evidente simbolo dei vari stati componenti l'Impero Germanico. I simboli sul berretto consistevano in una coccarda coi colori germanici più una coi colori dei vari contingenti dei vari stati (ad esempio il bianco,blu,bianco bavarese).
Nel set sono compresi un contenitore per vivande (quello squadrato) e uno per liquidi (quello cilindrico). 
Il set è numerato e il mio è il numero 146 su 400.
Che dire di più? Altri due bellissimi soldatini nella mia collezione della Grande Guerra, due pose estremamente plastiche che riproducono bene l'atteggiamento (oltre che uniforme ed equipaggiamento) del soldato tedesco nell'inferno della Grande Guerra.
P.S. Sullo sfondo vediamo due libri fotografici editi da Pen&Sword, "The German Army on the Western Front 1917-1918" e "Against the Tommies" di David Bilton.









Friday, March 29, 2019

Walking Waterloo - A Guide di Charles J. Esdaile

Il volume di oggi edito da Pen&Sword è un bel libro di piccolo formato che tratta di una delle battaglie più famose della storia: Waterloo. Tutti sappiamo cosa è successo quel giorno di giugno del 1815. Migliaia di libri sono stati scritti in tutte le lingue del mondo. Io da appassionato ne ho almeno una ventina, e tutti gli aspetti sono stati esaminati. Abbiamo le lettere scritte dagli ufficiali britannici presenti al Maggior Generale Siborne (libro edito da Greenhill Books e un suo seguito scritto da Gareth Glover con altre lettere escluse nel primo volume)  che la ricostruirà in un bellissimo ed enorme diorama. Una storia del diorama che verrà raccontata da Peter Hofschroer nel suo "Wellington smallest victory" . Sono stati esaminati gli eventi del post Waterloo, quando la notizia giunse a Londra e tutto ciò che ne seguì ("The News from Waterloo"), ci sono innumerevoli libri sui cimeli e i ritrovamenti fatti sul campo di battaglia, visioni differenti e narrative emozionanti scritti da grandi storici e romanzieri (raccomando Alessandro Barbero "La Battaglia" e Bernard Cornwell "Waterloo") , insomma, abbiamo libri per tutti i gusti e scritti da ogni punto di vista che sia britannico, francese, prussiano o addirittura olandese o belga. Ma devo dire che nella mia collezione di libri su Waterloo mancava una guida, e così Charles Esdaile ne produce una di grande interesse. In essa sono ricompresi tutti gli eventi di quel fatale  18 giugno. Lo schema utilizzato dal libro è quello dei tour. Abbiamo infatti 8 tour da effettuare, ognuno collegato ad un momento (e a dei personaggi) della battaglia. Iniziando infatti dalla posizione di Wellington tenuta nel centro del suo schieramento nel primo tour si giunge ad esaminare quasi tutto il campo di battaglia. Ogni sezione del tour è contraddistinta da una lettera (a pagina 37 abbiamo una mappa che illustra le lettere corrispondenti ai vari luoghi) e ovviamente i vari tour toccano delle tappe identiche ma partendo da percorsi differenti così che ad esempio la tappa "Mot de Cambronne"(che si riferisce al luogo in cui il generale Cambronne pronunciò la famosa parola "Merde!" rifiutandosi di arrendersi - anche se in realtà non andò così...) di pagina 118 presente nel Tour 2  "The French Positions" è uguale alla tappa "Mot de Cambronne" di pagina 282 che è presente nel Tour 8 "The Attack of the Guard".La cosa interessante è che ogni tappa si rifà a delle fonti bibliografiche presenti alla fine del volume. Insomma, un libro che è ottimo come guida, perchè si rifà a dati reali quali il tempo di percorrenza, la difficoltà del percorso etc., ma che allo stesso modo è di utilissima consultazione per avere un quadro generale della battaglia e per richiamarsi ad altri testi. E' un testo estremamente interessante per chi conosce la battaglia, per chi non la conosce e per chi vuole, andando in Belgio, ripercorrere ogni tappa e sapere dove ha combattuto ogni personaggio noto. Un libro che merita di stare sullo scaffale di ogni appassionato di Guerre Napoleoniche.
Un grazie di cuore a Pen&Sword e a tutto il suo magnifico staff per avermi concesso il libro.

Titolo: Walking Waterloo - A Guide
Autore: Charles J. Esdaile
Pagine: 300
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Walking-Waterloo-Paperback/p/16013






Thursday, March 28, 2019

Narrow Gauge in the Somme Sector - Before, during & after the First World War di M.J.B. Farebrother & Joan S. Farebrother

Il libro di oggi tratta di un tema estremamente specialistico. Infatti il "Narrow Gauge" del titolo è lo scartamento ridotto, eccezione alla regola nei percorsi ferroviari. L'interesse storico oltre che prettamente ferroviario è dato dalla localizzazione di queste linee a scartamento ridotto: il settore della Somme. In questo monumentale titolo (un libro di grande formato colmo di dati tecnici e notizie) di Martin e Joan Farebrother (cui fa da compagno un altro titolo sempre per la casa Pen&Sword e riguardante le linee della zona di Arras) si concentra appunto su un settore molto noto, poichè luogo della sanguinosa battaglia della Somme iniziata il 1° Luglio 1916. Ma se la località esaminata è ristretta alle prefetture della Somme, Oise ed Aisne (tutte facenti parte della vecchia regione definita Piccardia) il quadro cronologico comprende le ferrovie e il loro sviluppo dalla fine dell'800 sino al 1955. L'interesse che genera questo libro è dato dalla enorme mole di informazioni sulle linee civili presenti allo scoppio della guerra nel 1914 e dalle linee costruite per scopi bellici. Infatti la Prima Guerra Mondiale fu sicuramente influenzata pesantemente dai movimenti ferroviari. Sin dallo scoppio, come tutti sanno, il Piano Schlieffen (ovvero il piano strategico di invasione della Francia e la sua eliminazione prima che la Russia intervenisse e riuscisse a mobilitare a est il suo enorme esercito) le ferrovie  rivestirono un ruolo importantissimo nella mobilitazione dell'esercito tedesco. Allo stesso modo le linee francesi dovevano portare al fronte le truppe che avrebbero ripreso l'Alsazia e la Lorena perdute nella guerra Franco-Prussiana del 1870.
Ma oltre alle esigenze di mobilitazione, ormai conosciute da decenni, le ferrovie si svilupparono in piccole linee di servizio, spesso utili per portare armamenti, munizioni e truppe dai depositi alle linee con una serie di ramificazioni che il libro esamina nel dettaglio. Le strade, bombardate e calpestate da migliaia di uomini e cavalli dovevano essere preservate il più possibile, così per un trasporto veloce si costruirono queste piccole linee servite da locomotive a petrolio o vapore.
Questo libro scritto (ed edito da Pen&Sword Transport) con passione ed estrema competenza ci fa scoprire tutta una serie di dati enorme, poichè esamina linee, depositi, stazioni, anche mezzi e locomotive (alcune delle quali ancora visibili nei musei della zona) sia di produzione alleata che tedesca. Una serie di diagrammi riprodotti perfettamente illustra le linee e i loro percorsi nel corso degli anni non lasciando fuori neanche le tramvie costruite prima della guerra. Vi è ovviamente un resoconto competente degli eventi bellici, che pone il libro in questione come essenziale per chi vuol conoscere lo sviluppo delle ferrovie prima, durante e dopo la Grande Guerra. Ho trovato infine particolarmente utile l'ultimo capitolo, con una serie di percorsi da fare per visitare i resti di queste linee e di un mondo ormai perduto.
In definitiva un libro che ci aiuta a comprendere meglio lo sforzo bellico alleato per quanto riguarda le ferrovie, per apprezzare l'operosità umana anche in tempo di guerra, per conoscere meglio un mondo (quello ferroviario) per me nuovo ed estremamente interessante e piacevole.
Un grazie di cuore allo staff della casa editrice Pen&Sword per avermi concesso il libro.

Titolo: Narrow Gauge in the Somme Sector - Before, during & after the First World War
Autori: Martin J.B.  Farebrother & Joan S. Farebrother
Pagine: 256
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Allied-Railways-of-the-Western-Front-Narrow-Gauge-in-the-Somme-Sector-Hardback/p/15498









Wednesday, March 27, 2019

Jack Cornwell, VC, della John Jenkins Designs

Nel 2015, per il London Toy Soldier Show, John Jenkins, famoso e originale produttore di soldatini, realizzò questa bellissima figura: John Travers Cornwell, detto "Jack", giovanissimo marinaio morto durante la battaglia dello Jutland sull'Incrociatore Leggero HMS Chester. Il soggetto, preso dall'unica foto che sono riuscito a rintracciare (e che molto probabilmente ritrae suo fratello George) lo vede a braccia conserte, molto minuto (nelle foto potete vedere il figurino a confronto con Lanoe Hawker della stessa JJD) , vestito in uniforme invernale da marinaio (ovvero scura) ed è molto minimalista. Ma la bellezza del figurino oltre che nella sua impressionante somiglianza con la foto in questione (molto probabilmente George somigliava tantissimo a John) sta nella storia stessa del giovane eroe. Infatti come possiamo leggere da Wikipedia riguardo l'azione che lo vide coinvolto:
Il 31 maggio 1916, il Chester stava esplorando davanti il  3° Squadrone Incrociatori nella Battaglia dello Jutland quando la nave virò per investigare su degli spari in lontananza. Alle 17:30, Il Chester fu subito oggetto di un intenso fuoco da parte di quattro incrociatori della Kaiserliche Marine, ciascuno delle sue dimensioni, che erano improvvisamente emersi dalla nebbia e dal fumo sempre più denso della battaglia. Il cannone schermato da 5,5 pollici in cui Cornwell serviva come graduatore d’alzo fu  bersagliato da almeno quattro colpi nelle vicinanze. I cannoni del Chester erano postazioni con il retro aperto e non raggiungevano il ponte. Le schegge potevano così passare sotto di loro o entrare nella parte posteriore aperta quando i proiettili esplodevano nelle vicinanze o alle spalle. Tutti i serventi del cannone furono uccisi o feriti mortalmente tranne Cornwell, il quale, sebbene gravemente ferito, riuscì a rialzarsi e rimanere al suo posto per più di 15 minuti, finché il Chester si ritirò dall'azione con solo un cannone principale ancora funzionante. Il Chester aveva ricevuto un totale di 18 colpi, ma grazie alla corazzatura parziale dello scafo l'interno della nave aveva subito pochi danni gravi e la nave stessa non fu mai in pericolo. Tuttavia, la situazione in coperta era terribile. Molti membri dell'equipaggio avevano perso gli arti inferiori a causa di schegge passate sotto gli scudi dei cannoni. Le navi britanniche riferirono di essere passate davanti al  Chester e aver visto artiglieri feriti e senza gambe distesi sul ponte salutarli con entusiasmo mentre fumavano sigarette, solo per sentire che gli stessi erano poi morti poche ore dopo per la perdita di sangue e lo shock.Dopo l'azione, i medici della nave arrivarono sul ponte per trovare Cornwell unico sopravvissuto alla sua postazione, con frammenti d'acciaio conficcati nel petto, ancora puntando  i cannoni e in attesa di ordini. Essendo incapace di ulteriori azioni, il Chester fu ordinato di fare rotta verso il porto di Immingham. Lì Cornwell fu trasferito all'ospedale generale di Grimsby, anche se si capiva che stava chiaramente morendo. Morì la mattina del 2 giugno 1916 prima che sua madre potesse arrivare all'ospedale.
Tre mesi dopo, postuma, ricevette la Victoria Cross, questa la raccomandazione dell'Ammiraglio Beatty per il conferimento dell'onoreficenza:

  "The instance of devotion to duty by Boy (1st Class) John Travers Cornwell who was mortally wounded early in the action, but nevertheless remained standing alone at a most exposed post, quietly awaiting orders till the end of the action, with the gun's crew dead and wounded around him. He was under 16½ years old. I regret that he has since died, but I recommend his case for special recognition in justice to his memory and as an acknowledgement of the high example set by him."



Il cannone servito da Cornwell

Un dipinto d'epoca

I funerali di Cornwell
Cornwell & Hawker

Disaster Before D-Day - Unravelling the tragedy at Slapton Sands di Stephen Wynn

Slapton Sands è una località del Devon nel distretto di South Hams (nel sud ovest dell'Inghilterra) ed  è conosciuta dagli appassionati di storia militare perchè a largo delle sue coste, il 28 aprile del 1944 perirono, durante un esercitazione che simulava lo sbarco in Normandia (avvenuto il 6 giugno 1944), 746 soldati e marinai per lo più statunitensi.
L'Esercitazione Tiger (questo è il nome in codice) infatti prevedeva uno sbarco sulle coste di Slapton Sands, una spiaggia fatta di ghiaia (e quindi differente dalle enormi distese di sabbia delle spiagge normanne), ma per una serie di eventi che Stephen Wynn ci spiega nel libro qualcosa andò storto. Dei mezzi navali tedeschi conosciuti come S-Boot (Schnell Boot - "Nave Veloce") o E-Boat dagli inglesi ("Enemy") partiti da Cherbourg si insinuarono nel cordone di protezione degli LST (Landing Ship Tank - Mezzi da sbarco per carri armati e veicoli)  e ne affondarono due danneggiandone un altro e creando panico e distruzione. Le navi tedesche non compresero ciò che avevano di fronte, ovvero un'esercitazione per un imminente sbarco sul continente europeo, ma attaccarono il convoglio credendolo un convoglio di navi mercantili diretto in Inghilterra. Le perdite umane furono ingentissime (come scritto 746 morti accertati ma se ne ipotizzano di più) ma tutto doveva restare segreto, quindi l'incidente fu ammesso solo nel 1954. A quell'epoca era in atto un'operazione chiamata Fortitude, atta a confondere i tedeschi sul luogo del vero sbarco, quindi far sapere che c'era stato uno sbarco avrebbe messo in allerta per prima cosa sull'imminenza dello sbarco, per seconda cosa, se si fossero esaminate le caratteristiche delle spiagge e i movimenti dei mezzi da sbarco (atti a simulare la distanza da percorrere per arrivare in Normandia) il piano Overlord sarebbe stato svelato.
Wynn nel suo interessante libro tratta di questo e anche dell'aspetto umano della questione. I civili evacuati e le loro vicende occupano la parte iniziale del libro. Un aspetto dello sforzo bellico che spesso viene sottovalutato. Inoltre Wynn con alcuni dati alla mano ipotizza che il Tiger Exercise non fu l'unico incidente capitato in quei giorni, ma che , 24 ore prima, a causa di coordinazione sbagliata tra forze navali e terrestri delle unità già sbarcate fossero state bombardate dalle navi posizionate a largo. Per concludere, un libro che rivela molti dei particolari e delle vicende di quei giorni che in molti casi sono ancora misteriosi. Conoscevo la storia dell'Esercitazione Tiger ma non sospettavo che ci fosse stato un altro incidente (che resta sempre un'ipotesi dato che gli USA non lo hanno mai ammesso) , e Wynn nel suo libro racconta molto bene il punto di vista delle persone che si trovarono a dover abbandonare la propria casa (in cui rientreranno circa un anno dopo) . Va detto anche che nel libro vengono citate anche tutte le altre esercitazioni che si susseguirono nei mesi (e negli anni ) prima di quella fatale del 28 aprile. Un libro molto interessante su una vicenda ancora dai contorni misteriosi.
Ringrazio di cuore Pen&Sword per la concessione del libro per la recensione.

Titolo: Disaster Before D-Day - Unravelling the tragedy at Slapton Sands
Autore: Stephen Wynn
Pagine: 135
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Disaster-Before-D-Day-Hardback/p/15666

Altri libri dello stesso autore recensiti sul blog:
https://oldbarbedwire.blogspot.com/2019/03/the-channel-islands-in-great-war-di.html




Tuesday, March 26, 2019

Capitano Donald Roderick MacLaren della John Jenkins Designs

L'ultimo mio acquisto in fatto di soldatini è questo pezzo uscito un bel po' di tempo fa e prodotto dalla John Jenkins Designs. La cosa che balza subito all'occhio è l'abbigliamento molto particolare. Un aviatore che indossa dei calzettoni con scarpe basse e non i soliti stivali dello stereotipato aviatore della Prima Guerra Mondiale, e John Jenkins, con la sua creatività ha prodotto una serie "Knights of the Skies" in cui ogni aviatore, che sia britannico, tedesco, francese o come in questo caso canadese, è differente e distinguibile uno dall'altro. Il soldatino, ormai rarissimo, rappresenta appunto il Capitano Donald Roderick MacLaren, asso canadese con 54 vittorie e sopravvissuto alla guerra, e da notare la sua particolare somiglianza (fatto salvo lo stile, molto particolare, della John Jenkins) con il vero aviatore. Un dettaglio di sicuro interesse è il frustino da cavallerizzo, che potrebbe sembrare estremamente fragile nel soldatino, ma che invece è molto resistente nei fatti. John Jenkins non lascia nulla al caso. Che dire, un altro bellissimo soldatino per la mia collezione, ed un grazie a colui il quale me l'ha venduto, il mio amico Roy Palmer!
Il codice del figurino è: ACE04P
Brevi cenni biografici:
Donald Roderick Maclaren (28 maggio 1893 - 4 luglio 1988) è stato accreditato con 54 vittorie e, dopo la guerra,ha aiutato a fondare la Royal Canadian Air Force.
Maclaren si unì al Royal Flying Corps nel 1917 e ha fatto la sua formazione iniziale a Camp Borden in Ontario,con ulteriore formazione in Inghilterra. Il 23 novembre 1917 fu mandato in Francia dove si unì allo Squadrone n. 46. Il suo primo combattimento aereo fu nel febbraio del 1918, in cui MacLaren abbattè con successo un caccia tedesco "fuori controllo". Il 21 marzo 1918 gli è stata assegnata la croce militare per una sortita in cui distrusse un cannone ferroviario con le sue bombe, poi abbattè un pallone e due biposto tedeschi LVG.
Nel mese di settembre fu insignito della Distinguished Flying Cross. Quando il comandante della squadriglia fu ucciso in un incidente più tardi nell'anno, a MacLaren fu dato il comando.
Alla fine di ottobre, MacLaren, che era sfuggito alle ferite in combattimento, si fratturò una gamba durante un incontro di lotta amichevole con un altro membro del suo squadrone. Fu rimandato in Inghilterra il 6 novembre e si trovava all'ospedale quando fu annunciato l'Armistizio. È stato insignito del Distinguished Service Order per il suo comando dello squadrone negli ultimi mesi di guerra. MacLaren ha finito la guerra con una croce militare e una barra, una Distinguished Flying Cross e il DSO. Ha anche ricevuto la Legione d'onore francese e la Croix de guerre. Va notato che il suo primo combattimento aereo non fu fino al febbraio 1918 e che ha ottenuto tutte le sue vittorie in soli nove mesi.




Il Sopwith Camel di MacLaren