Non è facile parlare di Arnhem. Non è facile parlare di una battaglia persa in cui il fior fiore militare di un esercito (e tale era la 1a Divisione Aviotrasportata Britannica nel 1944) viene quasi annichilito dal nemico. Ci sono diversi registri per farlo, uno, quello tattico-strategico: sì, quel ponte era veramente troppo lontano e Montgomery non aveva fatto bene i suoi calcoli. Molti sono i testi che scelgono questo punto di vista. In secondo luogo si può scegliere il registro usato da Cornelius Ryan per il suo libro del 1974 (poi trasformatosi in un film con un cast stellare di attori nel 1977) "Quell'Ultimo Ponte", un classico della letteratura militare. Lì la storia, come nel suo precedente "Il Giorno Più Lungo" scende tra la truppa, la storia diventa "le storie". E poi infine, c'è il registro usato da Dilip Sarkar nel libro che vi presento oggi, edito da Frontline Books. Il suo punto di vista è simile a quello di Ryan che è forse un punto di partenza imprescindibile, ma se mi viene concessa una licenza nel richiamare le tecnologie cinematografiche odierne possiamo dire che se uno sguardo strategico sull'Operazione Market Garden è un 2D, e Ryan offre un 3D, Sarkar, se possibile ci presenta un 4D. Infatti la narrazione di quelle poche vite (poche rispetto a quelle perdute nell'operazione) di quelle unità (1a e 4a Brigata) che componevano la 1a Divisione comprese nel libro ci mostrano il caleidoscopio emotivo che si riverbera nel tempo sugli stessi abitanti delle cittadine di Arnhem e di Osterbeek interessate dai combattimenti e sulla stessa vita di coloro i quali videro la loro vita interrompersi, mutare, prendere un'altra direzione in conseguenza di quella battaglia. Forse quando pensiamo ad una battaglia, ad una guerra non pensiamo a quante vite possono cambiare per la perdita di una vita al fronte. Parenti, genitori, mogli, figli, si trovano davanti un cambiamento, una tragedia con la quale si convive spesso, ma altrettanto spesso si cercano dei fili conduttori da riannodare. Ogni storia presente nel libro, è un filo che l'autore cerca di riannodare.
Sarkar ci parla della battaglia, è un grande storico militare e le azioni sono spiegate molto bene. Le truppe della 1a Divisione Aviotrasportata Britannica che vengono lanciate il 17 settembre del 1944 sul lato nord del fiume Reno per tenere la testa di ponte di Arnhem e aspettare il XXX Corpo D'Armata britannico del Generale Horrocks ma che dato il grande numero di uomini per tutta l'operazione (35000 comprese le due divisioni USA . 82a e 101a e la Brigata Polacca) si trovano ad atterrare in più giorni con alianti e paracaduti a 8 miglia dall'abitato. Le tre vie che dovrebbero condurre velocemente ad Arnhem (nomi in codice "Leopard", Lion", "Tiger") di cui solo la più meridionale (Lion), quella più vicina al fiume viene trovata sgombra con l'occupazione del lato settentrionale del ponte da parte del 2° Battaglione del Colonnello Johnny Frost che rimarrà assediato in città fino alla resa.
Il continuo arrivo di rinforzi che vengono lanciati nel calderone della battaglia contro due divisioni di SS (Frundsberg e Hohenstaufen) prima per forzare il ricongiungimento con Frost e poi per cercare di mantenere una presenza a nord del fiume.
Il dramma dell'evacuazione con il nobile comportamento di molti civili olandesi tra cui Kate ter Horst "L'angelo di Arnhem" che aiutarono fino alla fine i feriti.
Sarkar attraverso le storie di 32 soldati, di tutte le unità componenti la Divisione (e non solo dato che sono presenti le storie di un soldato polacco e di un aviatore della RAF che eroicamente morì nel paracadutare i rifornimenti) analizza l'aspetto umano della battaglia. L'ethos dei paracadutisti e aliantisti facenti parte di questo corpo li rendeva quasi dei super-soldati, il fatto che fossero volontari, che avessero un addestramento superiore, e che, non ultimo, avessero voglia di "menare le mani" dopo essere stati fermi durante la Grande Invasione della Normandia, fa sì che questo non sia un libro in cui si narrano tristi storie di coscritti mandati controvoglia a combattere. Questi uomini erano motivati, quasi gioiosi di combattere e di liberare l'Olanda dai tedeschi.
Tuttavia ogni storia, che è simile ma diversa, è , come scritto un nodo da richiudere un cerchio da concludere, la dinamica della battaglia fece si che molti soldati restarono ignoti e che anche le famiglie non poterono avere un posto dove piangere i propri caduti. Anche questo è uno scopo del libro, cercare quei nomi, far sì che si progredisca nel riconoscimento, nella degna chiusura di una parentesi che dura da troppo tempo per molti parenti che coltivano ancora con cura il ricordo di questi soldati.
Sarkar sceglie con cura ogni storia e fa sì che rimanga impressa nel lettore come quella di Robert Bondy, che forse fu una delle prime vittime dell'Operazione Market Garden, morendo schiacciato nel suo aliante. O quella dei due gemelli Thomas e Claude Gronert morti a breve distanza uno dall'altro. O quella dello sfortunato Samuel Cassidy. O del sopravvissuto sergente Harold Padfield e l'amore incondizionato per i suoi compagni.
Questo libro è un altalena nei ricordi di un periodo in cui forse tutti questi soldati erano "più grandi" e la loro ombra lontana ancora si propaga sulle vite dei loro cari, dei loro discendenti e degli abitanti di Arnhem e Osterbeek.
Ho amato sin da piccolo la storia raccontata in "Quell'ultimo ponte" di Richard Attenborough, quello "spirito britannico" indomito che poteva essere racchiuso nelle battute di Michael Caine "Cristo di nuovo noi!" che interpretava il colonnello delle Guardie Irlandesi Joe Vandeleur (colonnello che era ancora vivo e che curò la realizzazione del film) incaricato dell'avanguardia del XXX Corpo. Oppure la figura del Maggiore Digby Tatham-Warter e il suo grandioso personaggio con ombrello (anche se il nome usato nel film non è quello del maggiore). Amavo quella storia di sacrificio, ma qualcosa restava da capire, da comprendere, qualcosa che non avevo afferrato ne' con la lettura del libro di Ryan, ne' con la visione del film, ne' in seguito con altre letture più tecniche. Era il lato umano. Il lato umano di quell'impresa, del sacrificarsi e morire per i compagni, e vivere per i compagni che sono rimasti lì. Durante la lettura di questo libro ho rivisto il film di Richard Attenborough e poi ho rivisto anche "Theirs is the Glory" del 1946 (dove spiccano le interpretazioni di veri protagonisti della battaglia usati come attori quali Dickie Lonsdale e Fred Gough) e finalmente ho capito, ho capito cosa è stato Arnhem.
Un grazie di cuore a Frontline per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Arnhem 1944 - The Human Tragedy Of The Bridge Too Far
Autore: Dilip Sarkar MBE
Pagine: 362
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Arnhem-1944-Hardback/p/15210
No comments:
Post a Comment