Quando pensiamo allo Spitfire, forse il più elegante e conosciuto aereo da caccia della Seconda Guerra Mondiale, pensiamo alla Battaglia d'Inghilterra, a scontri aerei con i Messerschmitt Bf109, alla missioni di scorta ai bombardieri. Tuttavia una delle missioni misconosciute da parte di questi aerei (e di molti altri tipi) era quella sorvolare il territorio nemico per fotografare obiettivi e risultati dei bombardamenti. In questo libro di memorie di uno dei pochi piloti di Spitfire sopravvissuti, Kenneth B. Johnson, conosciamo appunto questo tipologie di missioni. Una delle caratteristiche di queste memorie è l'assoluta mancanza di retorica dell'autore. Egli non fa mistero del fatto che pur volendo servire il suo paese, lo avrebbe voluto fare senza rischiare troppo la vita, ma per una strana serie di coincidenze egli si ritrova nella RAF e poi addirittura pilota. Il fatto di avere dimestichezza con i motori, molto probabilmente aiuta Johnson, in un tempo in cui non molti guidavano una automobile o avevano a che fare con esse. Tuttavia egli si ritrova a completare il corso per pilota, partendo da umili origini (egli insiste sempre sul fatto che il massimo per lui sarebbe stato "consegnare il pane" o "spazzare gli alloggi degli ufficiali") e viene assegnato ad un'unità di ricognizione fotografica su obiettivi posti in Nord Europa, Francia e Paesi Bassi, e addirittura la Germania. Il suo modo di raccontare le sue vicissitudini non fa pensare ad un eroe, egli compie le sue missioni, a volte fallendo (non per colpa sua, ma per l'inaffidabilità degli apparecchi fotografici o per la scarsa visibilità degli obiettivi) e a volte compie errori di procedura che tradiscono la sua profonda umanità. Siamo infatti abituati a pensare ad un pilota come ad un elite di superuomini, ma lui è perfettamente consapevole di essere un umano, pur compiendo cose straordinarie ed essendo un pilota molto esperto. La narrazione dei suoi giorni nella RAF è appassionante perchè ci descrive molti aerei che ai più sono sconosciuti, come il Tiger Moth d'addestramento,il Miles Master o il pessimo Blackburn Botha. La sua è anche una battaglia contro un certo tipo di stile di comando che egli critica. Kenneth Johnson infatti non può soffrire gli ufficiali ma ad un certo punto fa domanda come ufficiale...venendo promosso! Ad un certo punto egli si ritrova in Africa distaccato presso un'unità dell'USAAF così può fare dei paragoni con il modo di interpretare la guerra da parte dei britannici e degli americani. Durante gli ultimi anni della guerra molte delle sue avventure hanno un tono quasi da "Comma 22" , il che non depone a favore dell'estabilishment militare dell'epoca. Si evince anche un'erosione del materiale umano, con la conta dei morti e dispersi, molto alta, e di quello meccanico, con aerei difettosi in servizio e senza rimpiazzi. Non mancano ovviamente i momenti leggeri, spesso cinici o surreali come il suo richiamo in Patria con un aereo predisposto solo per lui dalla Tunisia per rispondere dell'accusa di avere il conto bancario in rosso pur non avendo mai avuto un conto bancario. Che dire di più? Kenneth Johnson ci offre uno spaccato di vita nella RAF che tratta di missioni poco conosciute, ma è apprezzabile per il lato umano di una guerra che aveva poco di umano. Johnson che ha cercato di evitare il pericolo arruolandosi nella RAF, è stato invece scelto per uno dei ruoli più pericolosi del servizio, facendo letteralmente "la spia" in piena visibilità, in territorio nemico e senza armamento, la sua storia, quella di uno degli ultimi piloti di Spitfire, è singolare ma altamente godibile.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: A Spy in the Sky - A Photographic Reconnaissance Spitifire Pilot in WWII
Autore: Kenneth B. Johnson
Pagine: 158
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/A-Spy-in-the-Sky-Hardback/p/16427
Thursday, October 31, 2019
Friday, October 25, 2019
The Zeppelin Offensive - A German perspective in pictures & postcards di David Marks
Quando si pensa alla prima guerra mondiale si pensa subito alle trincee e al fango. Poi se si vuol guardare più in alto si immaginano quei biplani coloratissimi sfrecciare in battaglie aeree. Il circo di Von Richtofen e tutto il resto. Ma spesso si dimentica che i primi apparecchi a solcare l'aria furono gli enormi e lenti dirigibili. Oggi ci sembra quasi assurdo che degli "obiettivi" così lenti e ingombranti potessero non solo volare in tempo di guerra, ma addirittura compiere lunghe missioni di bombardamento su varie città del Belgio, della Francia e su Londra.
In questo bel libro edito da Pen&Sword per la serie "Air World" e scritto e curato da David Marks, conosciamo i temibili Zeppelin (dal nome del loro ideatore, il Conte Zeppelin) tedeschi attraverso le cartoline postali che ne celebravano le azioni. La propaganda, presente sin da sempre o quasi in tempo di guerra, ricevette una spinta e un avanzamento con la Prima Guerra Mondiale. E in questo bel libro, che include le riproduzioni di più di 90 cartoline raccolte da Marks, conosciamo anche lo spirito bellico della popolazione e della propaganda tedesca. Spesso i tedeschi furono bollati come mancanti di humour, ma scopriremo invece che vi era una sottile ironia (figlia ovviamente dei tempi e degli stereotipi) che risultava molto simile a quella di altre nazioni in guerra.
In questo libro seguiamo tutto lo svolgersi della guerra degli Zeppelin dal loro esordio nei bombardamenti sulle città belghe(Zeppelin era un nome che li racchiudeva tutti ma in realtà erano definiti "Luftschiff" e portavano tutti la sigla "L" seguita da un numero) fino agli ultimi raids su Londra, che videro la morte di uno degli assi del servizio , il capitano di fregata Peter Strasser. Zeppelin era morto l'anno prima e con lui forse l'uso delle sue creature in guerra, soppiantati dai più veloci caccia e bombardieri esemplificati dall'astro nascente del Barone Rosso, Manfred Von Richtofen. Gli Zeppelin poi affronteranno una seconda giovinezza come mezzi di trasporto civili nel primo dopoguerra, fino a quando una serie di incidenti non ne decreteranno la fine.
In questo libro, costituito da 11 capitoli e grazie alle riproduzioni a colori (dove le cartoline lo fossero) delle cartoline conosciamo un mondo, ovvero quello della propaganda e dell'odio cieco incentivato verso le altre nazioni. I tedeschi non si sentirono mai infatti "aggressori" ma aggrediti, quindi tutta la loro propaganda verteva su questo tasto della "difesa della Patria" da forze eterogenee e aggressive che ne volevano minare la prosperità. E' proprio vero che spesso quando si da' avvio ad una guerra i torti si mescolano con le ragioni e per esempio il caso dell' L19 , un dirigibile che si trovò in avaria nel mare del nord e fu raggiunto ma non soccorso da un peschereccio armato britannico (per paura che i membri del dirigibile ritenuti in numero superiore dai marinai si impadronissero del natante) vedendo morire tutti i suoi componenti, fu abilmente sfruttato dalla propaganda tedesca per dimostrare l'insensibilità e la barbarie britannica. Ma allo stesso tempo gli stessi Zeppelin colpivano indiscriminatamente i civili...
Che dire di più? Questo libro costituisce uno sguardo interessante su un tema (gli Zeppelin) e su un mezzo di comunicazione o propaganda (le cartoline postali) che attraverso dei disegni o riproduzioni raccontano uno spaccato di guerra dimenticato.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: The Zeppelin Offensive - A German perspective in pictures & postcards
Autore: David Marks
Pagine: 98
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/The-Zeppelin-Offensive-Paperback/p/16514
In questo bel libro edito da Pen&Sword per la serie "Air World" e scritto e curato da David Marks, conosciamo i temibili Zeppelin (dal nome del loro ideatore, il Conte Zeppelin) tedeschi attraverso le cartoline postali che ne celebravano le azioni. La propaganda, presente sin da sempre o quasi in tempo di guerra, ricevette una spinta e un avanzamento con la Prima Guerra Mondiale. E in questo bel libro, che include le riproduzioni di più di 90 cartoline raccolte da Marks, conosciamo anche lo spirito bellico della popolazione e della propaganda tedesca. Spesso i tedeschi furono bollati come mancanti di humour, ma scopriremo invece che vi era una sottile ironia (figlia ovviamente dei tempi e degli stereotipi) che risultava molto simile a quella di altre nazioni in guerra.
In questo libro seguiamo tutto lo svolgersi della guerra degli Zeppelin dal loro esordio nei bombardamenti sulle città belghe(Zeppelin era un nome che li racchiudeva tutti ma in realtà erano definiti "Luftschiff" e portavano tutti la sigla "L" seguita da un numero) fino agli ultimi raids su Londra, che videro la morte di uno degli assi del servizio , il capitano di fregata Peter Strasser. Zeppelin era morto l'anno prima e con lui forse l'uso delle sue creature in guerra, soppiantati dai più veloci caccia e bombardieri esemplificati dall'astro nascente del Barone Rosso, Manfred Von Richtofen. Gli Zeppelin poi affronteranno una seconda giovinezza come mezzi di trasporto civili nel primo dopoguerra, fino a quando una serie di incidenti non ne decreteranno la fine.
In questo libro, costituito da 11 capitoli e grazie alle riproduzioni a colori (dove le cartoline lo fossero) delle cartoline conosciamo un mondo, ovvero quello della propaganda e dell'odio cieco incentivato verso le altre nazioni. I tedeschi non si sentirono mai infatti "aggressori" ma aggrediti, quindi tutta la loro propaganda verteva su questo tasto della "difesa della Patria" da forze eterogenee e aggressive che ne volevano minare la prosperità. E' proprio vero che spesso quando si da' avvio ad una guerra i torti si mescolano con le ragioni e per esempio il caso dell' L19 , un dirigibile che si trovò in avaria nel mare del nord e fu raggiunto ma non soccorso da un peschereccio armato britannico (per paura che i membri del dirigibile ritenuti in numero superiore dai marinai si impadronissero del natante) vedendo morire tutti i suoi componenti, fu abilmente sfruttato dalla propaganda tedesca per dimostrare l'insensibilità e la barbarie britannica. Ma allo stesso tempo gli stessi Zeppelin colpivano indiscriminatamente i civili...
Che dire di più? Questo libro costituisce uno sguardo interessante su un tema (gli Zeppelin) e su un mezzo di comunicazione o propaganda (le cartoline postali) che attraverso dei disegni o riproduzioni raccontano uno spaccato di guerra dimenticato.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: The Zeppelin Offensive - A German perspective in pictures & postcards
Autore: David Marks
Pagine: 98
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/The-Zeppelin-Offensive-Paperback/p/16514
Wednesday, October 23, 2019
Walking Gallipoli di Stephen Chambers
La serie "Battleground" edita da Pen&Sword riesce a fondere guida e libro pieno di informazioni. Non è un caso che questa serie conti più di 70 titoli dedicati solo alla Grande Guerra più molti altri dedicati alla Seconda Guerra Mondiale e ad altri conflitti. L'utilità di queste piccole ma sostanziose guide è indubbia e oggi il tema del libro è Gallipoli nel testo curato da Stephen Chambers.
Questa località della sponda europea dello Stretto dei Dardanelli, è passata alla storia come luogo di un'operazione fallimentare e costosissima per gli alleati. Un altro modo per ricordarla è forse quello di considerarla mito fondante delle nazioni di Australia e Nuova Zelanda.
Nel 1915 si era giunti all'impasse che tutti conosciamo sul fronte occidentale. Per una serie di errori strategici, l'Impero Ottomano era stata spinto nel campo delle potenze centrali e si continuava a pensare a quell' impero decadente come al "vecchio malato d'Europa", che si trascinava di evento in evento, di guerra in guerra, aspettando il colpo finale che lo facesse crollare e che lo smembrasse a favore degli stati vicini che si animavano nel contendersene un pezzo. Le precedenti guerre, nel 1911 contro l'Italia che gli era costato la Libia e pochi anni dopo contro alcuni giovani stati balcanici che avevano portato all'erosione dei territori europei in mano turca avevano fatto pensare che quell'Impero fosse un morto che cammina. Churchill, Primo Lord dell'Ammiragliato, aveva ideato un modo per riaprire quello stretto, prendere Costantinopoli e riaprire i collegamenti con l'alleato russo attraverso il Bosforo e il Mar Nero. Quella che dapprima doveva essere un'azione di forza solo navale, però si trasformò presto in una debacle con l'affondamento di diverse grandi navi che avevano provato a forzare lo stretto. Le mine e i cannoni posti sulle due sponde dello stretto, necessitavano di essere neutralizzati via terra, con lo sbarco di truppe alleate che potessero prendere i cannoni alle spalle. Si scelse il 25 aprile del 1915 per far sbarcare contemporaneamente una forza britannica sulla punta della penisola di Gallipoli , a capo Helles, mentre sul versante occidentale della penisola sarebbero sbarcati, più a nord le forze dell'ANZAC (Australia and New Zealand Army Corps) con obiettivo Gaba Tepe (anche se sbarcarono più a nord) . I francesi avrebbero fatto una puntata sulla sponda asiatica dello stretto mentre la Divisione Navale britannica avrebbe fatto una finta a nord, senza sbarcare. A comandare la forza di spedizione era il preparato generale Ian Hamilton.
La verità è che non andò come si sperava. Le truppe non sfruttarono lo slancio, sia quelle sbarcate a Capo Helles, sia quelle nel settore a nord di Gaba Tepe. Quella che doveva essere una operazione diversa dalla guerra di trincea si trasformò, se possibile in una versione ancora peggiore, visto il clima e la ristrettezza della testa di ponte, della tipologia di guerra che si voleva evitare. Le truppe britanniche, australiane e neozelandesi resteranno abbarbicate alla penisola (con vari tentativi di sfondamento in cui i guadagni territoriali furono davvero poveri) per circa 9 mesi, compiendo il reimbarco e la ritirata nel gennaio del 1916.
In questo bel libro seguiamo tutti gli eventi della campagna di Gallipoli attraverso i consueti tour attraverso località che grazie sopratutto a film e serie tv sono diventati familiari a molti.
Il libro, diviso in 5 capitoli contenenti 8 tour (più 3 opzionali) che si snodano dagli sbarchi fino all'evacuazione della forza di spedizione. Dal tentativo di forzare i Dardanelli, fino alle battaglie di Lone Pine e The Nek, possiamo seguire gli eventi grazie alla narrazione dettagliata degli eventi e alla descrizione dei posti grazie anche alle coordinate gps. Possiamo addirittura sapere esattamente, quando si giunge ai numerosi cimiteri, dove sono seppellite famose personalità o valorosi soldati decorati con la Victoria Cross per i loro atti eroici. Il libro non dimentica ovviamente, oltre ai britannici, ai neozelandesi e agli australiani, anche i francesi che si sacrificarono in quei posti.
L'ultimo tour è dedicato all'evacuazione resa possibile da alcuni soldati restati indietro (e da meccanismi per far sparare i fucili ad intervalli predefiniti) per far credere ai turchi che le trincee fossero occupate.
Il libro offre una validissima guida per conoscere i luoghi di questa sfortunata e mal pianificata operazione che costò la vita a migliaia di soldati alleati e turchi.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Walking Gallipoli
Autore: Stephen Chambers
Pagine: 258
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Walking-Gallipoli-Paperback/p/11183
Questa località della sponda europea dello Stretto dei Dardanelli, è passata alla storia come luogo di un'operazione fallimentare e costosissima per gli alleati. Un altro modo per ricordarla è forse quello di considerarla mito fondante delle nazioni di Australia e Nuova Zelanda.
Nel 1915 si era giunti all'impasse che tutti conosciamo sul fronte occidentale. Per una serie di errori strategici, l'Impero Ottomano era stata spinto nel campo delle potenze centrali e si continuava a pensare a quell' impero decadente come al "vecchio malato d'Europa", che si trascinava di evento in evento, di guerra in guerra, aspettando il colpo finale che lo facesse crollare e che lo smembrasse a favore degli stati vicini che si animavano nel contendersene un pezzo. Le precedenti guerre, nel 1911 contro l'Italia che gli era costato la Libia e pochi anni dopo contro alcuni giovani stati balcanici che avevano portato all'erosione dei territori europei in mano turca avevano fatto pensare che quell'Impero fosse un morto che cammina. Churchill, Primo Lord dell'Ammiragliato, aveva ideato un modo per riaprire quello stretto, prendere Costantinopoli e riaprire i collegamenti con l'alleato russo attraverso il Bosforo e il Mar Nero. Quella che dapprima doveva essere un'azione di forza solo navale, però si trasformò presto in una debacle con l'affondamento di diverse grandi navi che avevano provato a forzare lo stretto. Le mine e i cannoni posti sulle due sponde dello stretto, necessitavano di essere neutralizzati via terra, con lo sbarco di truppe alleate che potessero prendere i cannoni alle spalle. Si scelse il 25 aprile del 1915 per far sbarcare contemporaneamente una forza britannica sulla punta della penisola di Gallipoli , a capo Helles, mentre sul versante occidentale della penisola sarebbero sbarcati, più a nord le forze dell'ANZAC (Australia and New Zealand Army Corps) con obiettivo Gaba Tepe (anche se sbarcarono più a nord) . I francesi avrebbero fatto una puntata sulla sponda asiatica dello stretto mentre la Divisione Navale britannica avrebbe fatto una finta a nord, senza sbarcare. A comandare la forza di spedizione era il preparato generale Ian Hamilton.
La verità è che non andò come si sperava. Le truppe non sfruttarono lo slancio, sia quelle sbarcate a Capo Helles, sia quelle nel settore a nord di Gaba Tepe. Quella che doveva essere una operazione diversa dalla guerra di trincea si trasformò, se possibile in una versione ancora peggiore, visto il clima e la ristrettezza della testa di ponte, della tipologia di guerra che si voleva evitare. Le truppe britanniche, australiane e neozelandesi resteranno abbarbicate alla penisola (con vari tentativi di sfondamento in cui i guadagni territoriali furono davvero poveri) per circa 9 mesi, compiendo il reimbarco e la ritirata nel gennaio del 1916.
In questo bel libro seguiamo tutti gli eventi della campagna di Gallipoli attraverso i consueti tour attraverso località che grazie sopratutto a film e serie tv sono diventati familiari a molti.
Il libro, diviso in 5 capitoli contenenti 8 tour (più 3 opzionali) che si snodano dagli sbarchi fino all'evacuazione della forza di spedizione. Dal tentativo di forzare i Dardanelli, fino alle battaglie di Lone Pine e The Nek, possiamo seguire gli eventi grazie alla narrazione dettagliata degli eventi e alla descrizione dei posti grazie anche alle coordinate gps. Possiamo addirittura sapere esattamente, quando si giunge ai numerosi cimiteri, dove sono seppellite famose personalità o valorosi soldati decorati con la Victoria Cross per i loro atti eroici. Il libro non dimentica ovviamente, oltre ai britannici, ai neozelandesi e agli australiani, anche i francesi che si sacrificarono in quei posti.
L'ultimo tour è dedicato all'evacuazione resa possibile da alcuni soldati restati indietro (e da meccanismi per far sparare i fucili ad intervalli predefiniti) per far credere ai turchi che le trincee fossero occupate.
Il libro offre una validissima guida per conoscere i luoghi di questa sfortunata e mal pianificata operazione che costò la vita a migliaia di soldati alleati e turchi.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Walking Gallipoli
Autore: Stephen Chambers
Pagine: 258
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Walking-Gallipoli-Paperback/p/11183
Monday, October 21, 2019
A Century of Man-Made Disasters di Nigel Blundell
Nell'ultimo secolo il progresso ha fatto passi da gigante, in ogni campo, dal trasporto alle strutture pubbliche e private, sino agli impianti per la produzione di energia e alle industrie. Purtroppo con l'avanzamento della tecnologia anche i disastri causati dalla mano dell'uomo sono diventati più grandi, quasi come delle battute di arresto del progresso stesso che hanno invitato l'uomo ad elaborare più accorgimenti e ripensare alcune situazioni e procedure di sicurezza. A volte un disastro ha portato a essere più cauti (come ad esempio la mancanza di scialuppe nell'affondamento del Titanic, ritenuto "inaffondabile") , altre volte invece l'evento distruttivo ha portato ad accantonare un mezzo di trasporto ritenuto ormai insicuro e poco vantaggioso (la distruzione del dirigibile Hindenburg) , più spesso una serie di eventi prevedibili e imprevedibili hanno congiurato per causare grandi perdite di vite umane (come ad esempio nel disastro del tunnel ferroviario presso Balvano-Ricigliano in Italia nel 1944 o nel più grande incidente aereo tra due Jumbo a Tenerife nel 1977).
Il tema della recensione di oggi come avrete capito sono i disastri aerei verificatisi nell'arco di un secolo o quasi (1912-1994) con il primo grande disastro elencato che è appunto quello del transatlantico Titanic partito da Liverpool e mai giunto a destinazione nel 1912. Il libro di cui vi parlo oggi fa parte della serie edita da Pen&Sword "Images of the Past" ed è curato da Nigel Blundell, che ci porta in un viaggio attraverso 15 disastri (anche se in effetti sono di più) del secolo passato. Il libro fotografico non prescinde dalla narrazione testuale degli eventi e devo dire che pur essendo alcuni molto noti, invece di altri si è persa la memoria o a volte si è voluta rimuoverla. Da italiano conosco bene ad esempio la fuga di diossina da un impianto industriale a Seveso nel Nord Italia verificatasi nel 1976. Ma in quanto italiano sapevo poco della strage ferroviaria del tunnel di Balvano-Ricigliano, nel 1944, dovuta al subitaneo avvelenamento da monossido di carbonio. Essendo nato nel 1979 ricordo benissimo le varie stragi calcistiche negli stadi inglesi e nella finale di Coppa dei Campioni allo stadio belga dell'Heysel, ma ad esempio sempre in ambito calcistico non sapevo della strage dell'Ibrox Stadium di Glasgow nel 1971 o l'orribile strage dovuta a un incendio nello stadio del Bradford City nel 1985. E un'altro evento che ha segnato l'infanzia di molti in Europa è stato il disastro nucleare di Chernobyl nell'allora Unione Sovietica (1986). Il libro costituito da una media di 10 foto significative per evento, miscela bene il resoconto con le immagini . Gli eventi narrati sono:
Affondamento del Titanic (1912)
Catastrofe dei 5 treni (1915)
La tragedia del dirigibile R101 (1930)
L'Hindenburg (1937)
La strage ferroviaria di Balvano-Ricigliano (1944)
La frana di Aberfan (1966)
Le morti nella Corsa allo Spazio (anni '60)
Stragi Calcistiche ('70-'80)
La nube tossica di Seveso (1976)
Il disastro aereo di Tenerife (1977)
L'esplosione dello Shuttle Challenger (1986)
Chernobyl (1986)
Il disastro navale dell' Herald of Free Enterprise (1987)
Il disastro ambientale dell'Exxon Valdez (1989)
L'affondamento dell'Estonia (1994)
E' ovvio che questa è solo una lista parziale delle tragedie rese possibili da un evento umano, o riconducibili in qualche modo alla mano dell'uomo. Tuttavia questi eventi sono stati i maggiori esempi di come l'uomo, nella sua ricerca del progresso, spesso compia dei passi falsi o si fidi troppo della tecnologia non tenendo in conto tutte le variabili e andando incontro a delle vere e proprie tragedie. Un libro che è interessante e informativo, da comprare!
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: A Century of Man-Made Disasters
Autore: Nigel Blundell
Pagine: 157
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/A-Century-of-Man-Made-Disasters-Paperback/p/16716
Il tema della recensione di oggi come avrete capito sono i disastri aerei verificatisi nell'arco di un secolo o quasi (1912-1994) con il primo grande disastro elencato che è appunto quello del transatlantico Titanic partito da Liverpool e mai giunto a destinazione nel 1912. Il libro di cui vi parlo oggi fa parte della serie edita da Pen&Sword "Images of the Past" ed è curato da Nigel Blundell, che ci porta in un viaggio attraverso 15 disastri (anche se in effetti sono di più) del secolo passato. Il libro fotografico non prescinde dalla narrazione testuale degli eventi e devo dire che pur essendo alcuni molto noti, invece di altri si è persa la memoria o a volte si è voluta rimuoverla. Da italiano conosco bene ad esempio la fuga di diossina da un impianto industriale a Seveso nel Nord Italia verificatasi nel 1976. Ma in quanto italiano sapevo poco della strage ferroviaria del tunnel di Balvano-Ricigliano, nel 1944, dovuta al subitaneo avvelenamento da monossido di carbonio. Essendo nato nel 1979 ricordo benissimo le varie stragi calcistiche negli stadi inglesi e nella finale di Coppa dei Campioni allo stadio belga dell'Heysel, ma ad esempio sempre in ambito calcistico non sapevo della strage dell'Ibrox Stadium di Glasgow nel 1971 o l'orribile strage dovuta a un incendio nello stadio del Bradford City nel 1985. E un'altro evento che ha segnato l'infanzia di molti in Europa è stato il disastro nucleare di Chernobyl nell'allora Unione Sovietica (1986). Il libro costituito da una media di 10 foto significative per evento, miscela bene il resoconto con le immagini . Gli eventi narrati sono:
Affondamento del Titanic (1912)
Catastrofe dei 5 treni (1915)
La tragedia del dirigibile R101 (1930)
L'Hindenburg (1937)
La strage ferroviaria di Balvano-Ricigliano (1944)
La frana di Aberfan (1966)
Le morti nella Corsa allo Spazio (anni '60)
Stragi Calcistiche ('70-'80)
La nube tossica di Seveso (1976)
Il disastro aereo di Tenerife (1977)
L'esplosione dello Shuttle Challenger (1986)
Chernobyl (1986)
Il disastro navale dell' Herald of Free Enterprise (1987)
Il disastro ambientale dell'Exxon Valdez (1989)
L'affondamento dell'Estonia (1994)
E' ovvio che questa è solo una lista parziale delle tragedie rese possibili da un evento umano, o riconducibili in qualche modo alla mano dell'uomo. Tuttavia questi eventi sono stati i maggiori esempi di come l'uomo, nella sua ricerca del progresso, spesso compia dei passi falsi o si fidi troppo della tecnologia non tenendo in conto tutte le variabili e andando incontro a delle vere e proprie tragedie. Un libro che è interessante e informativo, da comprare!
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: A Century of Man-Made Disasters
Autore: Nigel Blundell
Pagine: 157
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/A-Century-of-Man-Made-Disasters-Paperback/p/16716