
Come è noto, la Germania Nazista e il Nazismo lega indissolubilmente il suo destino alla Seconda Guerra Mondiale e all'Olocausto. In questi 100 oggetti quindi, una parte preponderante va a questi due tristi e tragici temi. Molte sono le icone belliche della Germania Nazista, oggetti che anche oggi, istintivamente colleghiamo al nazismo, sebbene alcune armi abbiano poi avuto una storia a sè stante. Ad esempio lo stalhelm (24) , l'aereo da trasporto Ju52 (oggetto 12) o il Me109 (28) , il cannone da 88mm (35), l'UBoat tipo VII (55) o lo Stuka Ju 87 (56), la Luger (58) e l'MP40 (65), il carro Tigre 1 (78) le V1 e V2 (94 e 97) e il caccia a reazione Me262. Una guida dei 100 oggetti, non poteva prescindere da armi e apparecchiature militari che servirono a protrarre la guerra e il regime nazista.
Più triste è l'elenco degli oggetti che hanno a che fare con la crudele repressione degli ebrei, delle minoranze e delle opposizioni. In questo ambito rientrano la scritta posta sul cancello dei campi di concentramento di Dachau "Arbeit Macht Frei" (27) il meticoloso metodo per segnare le minoranze nei campi di concentramento con distintivi e colori differenti (oggetto 30) , la "stolperstein" , ovvero la pietra di calpestio, dove è commemorato il coraggioso attentatore del Fuhrer georg Elser (49), il letto di ferro di un ospedale psichiatrico (67) , la stella che gli ebrei dovevano portare sui vestiti (74) la villa a Wannsee dove venne decisa o programmata la Soluzione Finale (79) ,il contenitore di Zyklon B utilizzato nelle camere a gas (80) e la tessera d'immatricolazione di Sophie Scholl (77).
Altra grande sezione di oggetti è quella celebrativa del regime, con bandiere e aquile naziste (3 e 53) marce militari e di partito (3 e 48), poster (13) , uniformi (18), addirittura monumenti sportivi (34) e commemorativi (25) ed anche uno schizzo di arco celebrativo della città progettata da Hitler che avrebbe dovuto chiamarsi Germania (40).
Il resto è una miscellanea di oggetti curiosi e forse banali (la tavolozza dei colori del giovane pittore Adolf Hitler, il suo pettine per baffi, la scatola dei rossetti di Eva Braun) ma che senza dubbio oggi, se messi sul mercato avrebbero un grande valore, almeno economico.
Il Nazismo ha infatti conosciuto, nel mercato delle reliquie un successo enorme, dovuto al fascino sinistro di quell'ideologia o forse alla semplice rarità di certi oggetti. Nel dopoguerra una industria di falsi in cui cadono anche i più esperti (ricordiamo la grande truffa dei falsi diari di Hitler negli anni 80 e la cui storia diventò un bel libro di Robert Harris ) ha sfornato copie di quasi ogni oggetto prodotto durante il regime nazista. Oggi in molti paesi vige un divieto a esporre oggetti che rechino richiami a Hitler, alla svastica o alla ideologia nazista, il che , forse , più che fungere da deterrente è un richiamo irresistibile per i falsari e per chi si sente affascinato da qualcosa di proibito.
Questo libro mescola bene oggetti che furono funzionali alla guerra portata avanti da Hitler, oggetti che si legano indissolubilmente al destino di milioni di persone oppresse e uccise per una ideologia sbagliata, e oggetti che non fanno altro che far pensare a quel famoso saggio di Hannah Arendt "La Banalità del Male". Questo libro ci fa conoscere le storie dietro questi oggetti e riesce bene a riassumere , dal punto di vista iconografico, come fu quel terribile periodo.
Un grazie di cuore a Greenhill Books per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: The Third Reich in 100 Objects - A Material History of Nazi Germany
Autore: Roger Moorhouse
Pagine: 258
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Hitlers-Third-Reich-in-100-Objects-Paperback/p/17667
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