Friday, April 30, 2021

Sdkfz 251 - 251/9 and 251/22 Kanonenwagen - German Army and Waffen-SS Western and Eastern Fronts, 1944-1945 di Dennis Oliver

 Il libro che vi presento oggi è l'ultimo volume rilasciato della serie LandCraf, edita da Pen&Sword. Se siete abituati al colore verde delle cover della serie sarete un po' spiazzati dal fatto che questo volume invece riporta una cover di colore marrone chiaro come quelle della serie TankCraft. Non so se è un errore o una scelta voluta. 

Tuttavia il mezzo trattato, il semicingolato tedesco Sdkfz 251 si trova a metà del guado dei veicoli trattati dalle due serie "Tank" e Land" Craft, poichè è un veicolo ruotato ma anche cingolato. Fatta questa debita premessa, affrontiamo i contenuti del libro che trattano una versione (tra le tantissime prodotte) del mezzo semicingolato che fece la fortuna delle forza armate tedesche nei primi anni di guerra, incarnando perfettamente lo spirito della Blitzkrieg, e restando in servizio fino a fine guerra. Lo stimato storico dei mezzi corazzati, Dennis Oliver ci porta a scoprire il "Kanonenwagen" nelle sue due versioni ovvero 251/9 e 251/22 differenti per un diverso cannone montato sul mezzo. 

Questa versione del semicingolato fu in parte uno stopgap per poter fornire le unità di ricognizione delle forze corazzate di un mezzo con il quale respingere eventuali corazzati nemici. Il cannone corto da 7,5cm L/24 e quello più lungo adattato in seguito ovvero l'L/48 fornirono attraverso la solita versatilità germanica un cannone ormai obsoleto per i carri armati (soprattutto l/24 montato fino ad allora sui Panzer III e sugli Sturmgeschutz) da montare sui semicingolati Sdkfz251 C che erano la versione di maggior successo. Attraverso alcune modifiche estetiche fu così creato il modello Sdkfz251/9 , mentre per quanto riguarda il modello successivo a canna lunga , le modifiche sul mezzo erano addirittura minori, permettendo di montare il cannone più lungo addirittura come kit. 

Il libro della serie LandCraft come quelli di tutta la serie presenta informazioni e foto che rendono felici sia gli storici dei veicoli sia i modellisti. In questo caso, visto che siamo di fronte a due mezzi che ebbero comunque una produzione limitata, gran parte della sezione testuale è dedicata alle unità corazzate e non solo che impiegarono le due versioni. La parte centrale è il punto forte del volume con ben 24 profili di mezzi di entrambe le versioni. Segue la bellissima sezione con i mezzi assemblati e dipinti da parte di modellisti professionisti: di particolare interesse è , oltre alle varie realizzazioni in scala 1/35 , quella 1/72 da parte di Juanjo Dominguez. Segue questa sezione un'altra parte caratteristica dei volumi della serie ovvero la recensione dei vari kit sul mercato. Sono ovviamente presenti nelle principali scale, 1/35 e 1/72 (di quest'ultima la Dragon Models produce anche due modelli già assemblati e dipinti della versione 251/22) .Va segnalato che il testo è disseminato di schemi noti come Kriegssstarkenachweisungen o KStN che definivano in maniera estremamente precisa l'organizzazione delle varie unità, con il numero di mezzi per ogni sottounità.

Che dire di più? Questi due mezzi fanno spesso capolino nelle varie foto di guerra e sono tra i mezzi che dimostrano maggiormente la flessibilità e l'adattabilità delle forze armate tedesche alle esigenze di guerra. La serie LandCraft quindi aggiunge un altro ottimo e interessante volume (il numero 8) agli altri che l'hanno preceduto, una gioia per il modellista e lo storico appassionato.

Titolo: Sdkfz 251 - 251/9 and 251/22 Kanonenwagen - German Army and Waffen-SS Western and Eastern Fronts, 1944-1945 

Autore: Dennis Oliver

Pagine: 64

Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Land-Craft-8-SDKFZ-251-2519-and-25122-Kanonenwagen-Paperback/p/18466













Tuesday, April 27, 2021

Wellington's Infantry - British Foot Regiments 1800-1815 di Gabriele Esposito

 La scelta di libri riguardanti l'Epoca Napoleonica è sempre stata vasta. Sin dalla fine delle Guerre Napoleoniche, culminate con la Battaglia di Waterloo nel 1815, gli scaffali delle varie librerie d'Europa sono state travolte da memorie, storie, romanzi ispirati a quel lungo e sanguinoso periodo storico. Allo stesso tempo uno dei periodi più sanguinari della storia umana è coinciso con la tendenza di ogni esercito a distinguersi sul campo di battaglia perfezionando e forse portando al massimo splendore l'evoluzione dell'uniforme , iniziata circa 100 anni prima. 

In questo caso , il libro di cui vi parlo oggi ci racconta proprio di una parte di quelle Guerre Napoleoniche esaminando l'esercito Britannico e i suoi reggimenti di fanteria, i "redcoats" che si sono coperti di gloria in Europa e non solo. A portarci in questo viaggio è Gabriele Esposito, storico italiano dai molteplici interessi. Il libro, edito da Pen&Sword esamina tutte le unità britanniche che furono schierate dal 1800 al 1815, con particolare enfasi sull'uniformologia oltre che ovviamente sulla storia dei vari corpi. 

Non è difficile orientarsi nel libro di Esposito dato che la suddivisione è molto netta e parte proprio da quelle Guardie che ancora oggi sono il fiore all'occhiello dell'estabilishment militare Britannico. Abbiamo poi la fanteria di linea, cresciuta esponenzialmente durante le Guerre Napoleoniche e in seguito vengono esaminati i Reggimenti Scozzesi, quelli di Fanteria Leggera e via via tutti gli altri corpi. 

Questi sono ovviamente le unità sparse nel nascente (e in espansione) Impero Britannico, ovvero in America (Canada) , nei Caraibi e nelle Indie Occidentali, in Africa e Australia e infine in India dove ancora in gran parte dettava legge la EIC (East India Company) che lasciò il suo ruolo di gestione di quell'enorme subcontinente solo dopo le Rivolte del 1857. Altri capitoli sono dedicati a battaglioni di veterani e ai "Fencibles" ovvero unità utilizzate solo a scopo difensivo che nonostante tutto però furono usate per sedare rivolte in Irlanda. Completano lo studio di Esposito l'arruolamento di vari reggimenti stranieri al servizio di Sua Maestà Britannica, frutto di molteplici vicissitudini, come ad esempio l'arrivo di "Emigrè" francesi dopo la Rivoluzione , o dell'invasione di territori nemici come la Colonia del Capo, al tempo territorio olandese. Sebbene questa sezione sia per forza di cose molto breve è non di meno esaustiva, citando anche corpi e unità che in realtà contavano pochissimi effettivi. 

Una sezione importante è infine dedicata alla King's German Legion, ovvero un piccolo esercito dotato di un po' tutte le armi del tempo (fanteria, cavalleria, artiglieria) e reclutato tra i sudditi di Hannover, al tempo come si ben sa, governato anch'esso da Re Giorgio. Questa unità si distinse in tutte le battaglie dell'epoca coprendosi di gloria anche a Waterloo dove tenne la Fattoria dell'Haye Sainte. 

Il capitolo finale verte prettamente sull'uniformologia, con l'esame dei vari capi di abbigliamento dell'Esercito Britannico del periodo , esame che non manca di una lista con tutti i vari colori di ogni reggimento ( ogni reggimento pur essendo ovviamente vestito nel rosso simbolo delle truppe Britanniche, aveva un risvolto di un colore diverso sulle maniche e il collo, particolare che lo contraddistingueva e ne rendeva ancora più forte l'identificazione). 

A corredo del libro vi sono belle tavole classiche , soprattutto di autori come Richard Knotel e Charles Hamilton Smith ( quest'ultimo proprio di epoca napoleonica) , ma seminate nel testo senza collegamento col capitolo in cui si trovano. 

Il libro è un'ottima introduzione alle forze di fanteria britannica , nonchè un ottimo compendio per identificare tutte el numerose piccole unità che furono reclutate all'epoca. 

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: Wellington's Infantry - British Foot Regiments 1800-1815 

Autore: Gabriele Esposito

Pagine: 152

Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Wellingtons-Infantry-Hardback/p/18705















Sunday, April 25, 2021

Pathfinder Pilot - The Wartime Memoirs of Wing Commander R.A. Wellington DSO OBE DFC

Il libro che vi presento oggi è un interessante sguardo ad una unità poco conosciuta, ovvero la Pathfinder Force , in cui il protagonista delle nostre memorie militò durante la Seconda Guerra Mondiale. 
Questo blog ha spesso trattato di memorie, un tipo di libri che apprezzo molto poichè spesso è dalla viva voce del protagonista che "ascoltiamo" la narrazione delle sue imprese. 
In questo caso, Richard Anthony Wellington ha una storia estremamente atipica da raccontare , e sin dall'inizio poichè egli allo scoppio della guerra si trova in Brasile, dove la sua famiglia si era trasferita e dove suo padre gestiva una ferrovia. 
Questo già lo rende differente da molti che si trovarono risucchiati nel vortice della guerra da un momento all'altro della loro esistenza. Egli è un volontario e presto, pur non raggiungendo la possibilità di pilotare i famosi Spitfire, riesce a entrare nel Bomber Command e quindi portare la guerra sui cieli di Germania ripagando Hitler con la stessa moneta con cui i tedeschi avevano devastato l'Inghilterra nei primi anni di guerra. 
Egli ha il battesimo del fuoco nel 106 Squadron di Guy Gibson , famoso per essere alla guida della famosa Operazione "Chastise" ovvero il bombardamento da parte del 617 Squadron con mine speciali di tre dighe nel Bacino della Ruhr.  Guy Gibson non era un personaggio facile, era esigente e aveva un carattere molto scontroso. In una sezione delle sue memorie Wellington si lamenta di un periodo in cui il suo equipaggio viene fatto volare intensamente per più missioni, ma è il periodo in cui altri equipaggi si preparano per "Chastise" e devono riposare. In realtà nelle sue memorie lo stesso Gibson ha buone parole per Wellington. 
La svolta nelle missioni di guerra di Wellington si ha quando si offre volontario per la Pathfinder Force, ovvero le unità avanzate di bombardieri che dovevano segnare il luogo da bombardare sfidando la contraerea e i caccia notturni prima dell'arrivo del grosso delle forze. Wellington ci descrive attentamente ogni missione, comprese le strategie di inganno dei tedeschi che costruivano falsi punti di riferimento come laghi o fabbriche. Il lavoro del Pathfinder era di estrema importanza per la riuscita del bombardamento. Wellington però è anche un ottimo narratore, sempre brillante nel raccontare anche la sua vita fuori dall'aeroplano e lontano dalle missioni. 
Wellington sin dall'inizio della sua carriera vola con un piccolo handicap a un orecchio che molto probabilmente lo avrebbe potuto tenere a terra. Finita la sua quota di missioni egli viene inviato in un tour in Brasile grazie alla sua padronanza del Portoghese, e anche qui scopriamo una vena narrativa molto divertente quando egli ci parla dell'articolo scritto per il magnate Hearst e i suoi giornali, quando era di stanza a New York prima di giungere in Brasile. Quell'articolo che frutta a Wellington ben 1000 dollari (rimpinguando le sue tasche in difficoltà per l'impatto con la costosa tappa statunitense) è riprodotto in un appndice del libro. 
Dopo il tour in Brasile e il suo ritorno egli si sposa con una ragazza il cui padre era console a San Paolo , in Brasile, e in seguito, giudicato inabile al volo dopo una seria operazione all'orecchio, viene inviato a Lisbona per gli ultimi anni di guerra, come attachè militare in Portogallo. 
Il libro di Wellington è un interessante sguardo alle missioni di bombardamento e a quelle Pathfinder, estremamente importanti. Ma è molto più che una memoria militare perchè dal racconto emerge l'umanità del suo autore, un uomo di estremo coraggio e modestia, che avrebbe potuto passare la guerra in Brasile ma si offrì volontario per un servizio per il quale giustamente ha raccolto decorazioni e meriti.
Un altro bellissimo libro di memorie da parte della casa editrice Pen&Sword.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione. 

Titolo: Pathfinder Pilot - The Wartime Memoirs of Wing Commander R.A. Wellington DSO OBE DFC 
Autore: Wing Commander R.A. Wellington DSO OBE DFC 
Pagine: 176
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Pathfinder-Pilot-Hardback/p/17962



Monday, April 19, 2021

Early Jet Fighters 1944-1954 : The Soviet Union and Europe - Rare Photographs from Aviation Archives di Leo Marriott

 Il libro di oggi è un viaggio in immagini nel mondo dei primi jet. Il libro di Leo Marriott infatti fa parte della serie "Images of War" che conta centinaia di titoli per la casa editrice Pen&Sword.

Il tema trattato oggi è particolarmente interessante poichè ci porta a conoscere i primi esemplari di aerei a reazione che debuttarono durante il finire della Seconda Guerra Mondiale. I tedeschi furono i pionieri di questo nuovo modo di concepire il volo, con il Me262 e l'He163. E' interessante però apprendere che sin da subito l'industria aerea britannica non perse tempo , anzi, in alcuni casi aveva già prodotto dei jet (il Meteor). Tuttavia in questo libro non vengono esaminati i primi passi degli USA e del Regno Unito in quanto facenti parte di un altro libro della stessa serie. Qui vengono esaminati gli aerei di :

Germania

Unione Sovietica

Francia

Svezia

Altre nazioni (Italia, Giappone, Argentina)

Questo restringe il campo di indagine a tutta una serie di modelli che ebbero sicuramente successo (si pensi ai Mig Sovietici che debuttarono nella Guerra di Corea del 1950) ma anche tante altre soluzioni che oggi ci sorprendono per la loro stranezza e goffaggine. Credo che la parte più interessante infatti risulti proprio quella dedicata agli sforzi sovietici di mettersi in pari con gli altri paesi "capitalisti". Molto utile fu il catturare ingegneri e progetti tedeschi, ma allo stesso tempo un altro grande aiuto gli fu dato dalla vendita da parte del Regno Unito (allora governato dai laburisti succeduti al governo di Churchill) di motori a reazione!

Altrettanto interessante è la strada che ha condotto i francesi da improbabili modelli (un po' bruttini in quanto ad aerodinamica) fino al grande successo dei progetti di Dassault che portarono l'Aviazione Francese all'avanguardia in questo campo. 

Gli svedesi dal canto loro sono spesso dimenticati, ma pur essendo una nazione che ha evitato le due guerre mondiali, non è mai stata con le mani in mano in quanto ad armamenti. Questo atteggiamento portò ad una grande produzione di interessanti modelli autoctoni tra cui spicca il SAAB J29 , modello di grande successo.

Di altrettanto interesse è la sezione riguardante gli aerei a reazione frutto degli sforzi di paesi come Italia, Giappone e Argentina. Il Caproni Campini pur non essendo in realtà un Jet fu il primo aereo che usava un metodo di propulsione con una massa d'aria che attraversava la fusoliera e quindi veniva eiettata attraverso una specie di post bruciatore ante litteram. Pur non essendo un vero e proprio jet era comunque un aereo molto particolare. Gli italiani crearono pure uno dei primi jet di successo a livello NATO con il Fiat G91. Furono particolari anche gli sforzi della nascente industria aerea Argentina con esemplari quali il Pulqui II. 

Che dire di più? Questo volume pur analizzando i jet tedeschi nel primo capitolo , un tema che è stato trattato ampiamente, stupisce invece per lo spazio dedicato alle nazioni che furono pioniere del volo a reazione come Francia o Svezia, e i vari tentativi di Italia e Argentina. Non vi è dubbio che però le foto più rare siano quelle provenienti da oltre cortina di ferro, con i vari modelli dell'URSS, che dopo alcune false partenze si affermò come uno dei leader nella produzione di caccia a reazione.

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: Early Jet Fighters 1944-1954 : The Soviet Union and Europe - Rare Photographs from Aviation Archives 

Autore: Leo Marriott 

Pagine: 144

















Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Early-Jet-Fighters-1944-1954-The-Soviet-Union-and-Europe-Paperback/p/17268



Tuesday, April 13, 2021

Custer - From the Civil War's Boy General to the Battle of Little Big Horn di Ted Behncke & Gary Bloomfield

 Perchè un'altra biografia di Custer? E perchè invece no???? Il libro di oggi, edito da Casemate e scritto da Ted Behncke e Gary Bloomfield è il risultato della fascinazione degli autori per questo personaggio così controverso e sicuramente "larger than life", un qualcosa che era percepito soprattutto durante la sua relativamente breve vita. L'eroe della Guerra Civile, prima un indisciplinato quasi disastroso studente a West Point, ha poi con la sua morte alla battaglia di Little Big Horn iniziato a rappresentare un aspetto negativo dell'espansione a ovest. Questo principalmente con la vulgata dei media quali il cinema negli anni '70. Ma se si deve essere onesti fino in fondo, Custer era una personalità molto più complicata di un manicheistico "male=uomo bianco" , "bene=nativo". In questo libro Behncke e Bloomfield analizzano in 4 macrocapitoli le tappe fondamentali dell'uomo e del militare George Armstrong Custer. Dalla sua gioventù e dai suoi scadenti trascorsi a West Point fino alla Guerra Civile dove si distinse sin da subito per il suo evidente istinto sul campo di battaglia che gli faceva intravedere opportunità per volgere ogni scontro a suo favore. Questo lo rese il generale più giovane dell' Esercito dell'Unione a soli 24 anni. La rappresentazione giornalistica, la sete di nuove imprese cercata dai cronisti giocarono a favore del mito di Custer. Non che non fosse vero, anzi, ma questo rapporto fece sì che Custer stesso si alimentasse delle notizie e il suo ego ne risentì creando un mito di invincibilità. Finita la guerra Custer si trovò quasi disorientato anche se rimase nell'esercito. Il fronte era la frontiera ora e il nemico quelle bande di indiani nativi che non volevano sottomettersi ed entrare nelle riserve.

Custer viene definito un "adrenaline junkie" , ovvero un uomo che non poteva stare fermo, aveva bisogno di nuove sfide. Certamente la conquista dell'Ovest gli offrì molte opportunità sia militari nella guida del 7° Cavalleria sia in altri ambiti come narratore o guida per facoltosi nobili russi. Ma anche l'amore egli lo interpretò sempre un po' oltre la media. La storia con Libbie , sua moglie, che quasi gli costò la carriera nel 1868, è un esempio di come Custer fosse un uomo di azione più che di pensiero, di istinto più che di rifessione. E forse questo ha giocato a suo sfavore nel tramandare ai posteri un'immagine distorta dell'"uomo bianco" che si crede superiore e ne paga le conseguenze. Come detto non è così, e il libro di oggi delinea tutte le sfumature caratteriali di Custer, uomo di contrasti, fedele servitore della causa unionista ma a suo agio con i colleghi (a West Point) e poi avversari che combatterono per il Sud. Amante e ammiratore dei grandi spazi incontaminati dell'Ovest e dello stile di vita nativo ma anche feroce esecutore degli ordini di rinchiudere quelle persone nelle riserve e quindi condannarne per sempre la cultura. Feroce martinetto con i suoi soldati (che ne ammiravano però sicurezza e carisma) ma anche creativo interprete degli ordini superiori. Uomo con interessi politici ma anche vittima della sua ingenuità. Uomo di contrasti, uomo complicato e non facilmente definibile, Custer. 

Le ultime battaglie con la scommessa del fiume Washita nel novembre del 1868, quando piombò sul campo di Black Kettle e catturò le donne eliminando la voglia di combattere dei nativi e poi la battaglia che ne definì il mito e , perchè no, la "damnatio memoriae" per la più grande sconfitta dell'Esercito Statunitense contro i nativi, Little Big Horn. Gli evidenti errori se giudicati ex post, assumono una coloritura diversa, con una battaglia che avrebbe potuto essere vinta, ma che sigillò il destino di Custer e di altri 267 uomini del 7° Reggimento di Cavalleria. 

Questo scontro spesso esce dal calcolo militare delle probabilità e delle opportunità ed entra nel mito, andando a rappresentare la "ricompensa" di Custer per la sua hubris. Vi sono libri che esaminano attentamente solo la Battaglia di Little Big Horn ma Behncke e Bloomfield catturano l'essenza del combattimento e la tempistica , sempre, come in tutto il libro , affidandosi alle maggiori fonti come ad esempio quella del Tenente Godfrey o alle testimonianze di Reno e Benteen. 

Il libro si presenta come un volume contenuto nel numero di pagine ( 243) come detto diviso in 4 macro capitoli. Lo stile è quello di un libro vintage , che lo rende fantastico da sfogliare. Non vi è una sezione centrale di foto , ma il libro ha delle incisioni, foto e mappe incluse nel testo , il che rende la fruizione più agile. La narrazione da un punto di vista militare è ineccepibile dato che sia Behncke che Bloomfield sono due militari, oltretutto appassionati dell'epopea di Custer da molto tempo. Il risultante libro è uno sguardo fresco e imparziale su un uomo e un militare che ha pagato la sua enorme fiducia in se' stesso con la morte nella battaglia che lo ha reso eterno. Custer è ancora oggi una figura che divide ma che non può essere ancora etichettata , una figura complessa che risplende nella bella biografia di Behncke e Bloomfield. 

Un grazie di cuore a Casemate Books per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo:  Custer - From te Civil War's Boy General to the Battle of Little Big Horn 

Autore: Ted Behncke & Gary Bloomfield

Pagine: 243

Link: https://www.casematepublishing.co.uk/custer.html