Tuesday, April 13, 2021

Custer - From the Civil War's Boy General to the Battle of Little Big Horn di Ted Behncke & Gary Bloomfield

 Perchè un'altra biografia di Custer? E perchè invece no???? Il libro di oggi, edito da Casemate e scritto da Ted Behncke e Gary Bloomfield è il risultato della fascinazione degli autori per questo personaggio così controverso e sicuramente "larger than life", un qualcosa che era percepito soprattutto durante la sua relativamente breve vita. L'eroe della Guerra Civile, prima un indisciplinato quasi disastroso studente a West Point, ha poi con la sua morte alla battaglia di Little Big Horn iniziato a rappresentare un aspetto negativo dell'espansione a ovest. Questo principalmente con la vulgata dei media quali il cinema negli anni '70. Ma se si deve essere onesti fino in fondo, Custer era una personalità molto più complicata di un manicheistico "male=uomo bianco" , "bene=nativo". In questo libro Behncke e Bloomfield analizzano in 4 macrocapitoli le tappe fondamentali dell'uomo e del militare George Armstrong Custer. Dalla sua gioventù e dai suoi scadenti trascorsi a West Point fino alla Guerra Civile dove si distinse sin da subito per il suo evidente istinto sul campo di battaglia che gli faceva intravedere opportunità per volgere ogni scontro a suo favore. Questo lo rese il generale più giovane dell' Esercito dell'Unione a soli 24 anni. La rappresentazione giornalistica, la sete di nuove imprese cercata dai cronisti giocarono a favore del mito di Custer. Non che non fosse vero, anzi, ma questo rapporto fece sì che Custer stesso si alimentasse delle notizie e il suo ego ne risentì creando un mito di invincibilità. Finita la guerra Custer si trovò quasi disorientato anche se rimase nell'esercito. Il fronte era la frontiera ora e il nemico quelle bande di indiani nativi che non volevano sottomettersi ed entrare nelle riserve.

Custer viene definito un "adrenaline junkie" , ovvero un uomo che non poteva stare fermo, aveva bisogno di nuove sfide. Certamente la conquista dell'Ovest gli offrì molte opportunità sia militari nella guida del 7° Cavalleria sia in altri ambiti come narratore o guida per facoltosi nobili russi. Ma anche l'amore egli lo interpretò sempre un po' oltre la media. La storia con Libbie , sua moglie, che quasi gli costò la carriera nel 1868, è un esempio di come Custer fosse un uomo di azione più che di pensiero, di istinto più che di rifessione. E forse questo ha giocato a suo sfavore nel tramandare ai posteri un'immagine distorta dell'"uomo bianco" che si crede superiore e ne paga le conseguenze. Come detto non è così, e il libro di oggi delinea tutte le sfumature caratteriali di Custer, uomo di contrasti, fedele servitore della causa unionista ma a suo agio con i colleghi (a West Point) e poi avversari che combatterono per il Sud. Amante e ammiratore dei grandi spazi incontaminati dell'Ovest e dello stile di vita nativo ma anche feroce esecutore degli ordini di rinchiudere quelle persone nelle riserve e quindi condannarne per sempre la cultura. Feroce martinetto con i suoi soldati (che ne ammiravano però sicurezza e carisma) ma anche creativo interprete degli ordini superiori. Uomo con interessi politici ma anche vittima della sua ingenuità. Uomo di contrasti, uomo complicato e non facilmente definibile, Custer. 

Le ultime battaglie con la scommessa del fiume Washita nel novembre del 1868, quando piombò sul campo di Black Kettle e catturò le donne eliminando la voglia di combattere dei nativi e poi la battaglia che ne definì il mito e , perchè no, la "damnatio memoriae" per la più grande sconfitta dell'Esercito Statunitense contro i nativi, Little Big Horn. Gli evidenti errori se giudicati ex post, assumono una coloritura diversa, con una battaglia che avrebbe potuto essere vinta, ma che sigillò il destino di Custer e di altri 267 uomini del 7° Reggimento di Cavalleria. 

Questo scontro spesso esce dal calcolo militare delle probabilità e delle opportunità ed entra nel mito, andando a rappresentare la "ricompensa" di Custer per la sua hubris. Vi sono libri che esaminano attentamente solo la Battaglia di Little Big Horn ma Behncke e Bloomfield catturano l'essenza del combattimento e la tempistica , sempre, come in tutto il libro , affidandosi alle maggiori fonti come ad esempio quella del Tenente Godfrey o alle testimonianze di Reno e Benteen. 

Il libro si presenta come un volume contenuto nel numero di pagine ( 243) come detto diviso in 4 macro capitoli. Lo stile è quello di un libro vintage , che lo rende fantastico da sfogliare. Non vi è una sezione centrale di foto , ma il libro ha delle incisioni, foto e mappe incluse nel testo , il che rende la fruizione più agile. La narrazione da un punto di vista militare è ineccepibile dato che sia Behncke che Bloomfield sono due militari, oltretutto appassionati dell'epopea di Custer da molto tempo. Il risultante libro è uno sguardo fresco e imparziale su un uomo e un militare che ha pagato la sua enorme fiducia in se' stesso con la morte nella battaglia che lo ha reso eterno. Custer è ancora oggi una figura che divide ma che non può essere ancora etichettata , una figura complessa che risplende nella bella biografia di Behncke e Bloomfield. 

Un grazie di cuore a Casemate Books per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo:  Custer - From te Civil War's Boy General to the Battle of Little Big Horn 

Autore: Ted Behncke & Gary Bloomfield

Pagine: 243

Link: https://www.casematepublishing.co.uk/custer.html















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