Custer viene definito un "adrenaline junkie" , ovvero un uomo che non poteva stare fermo, aveva bisogno di nuove sfide. Certamente la conquista dell'Ovest gli offrì molte opportunità sia militari nella guida del 7° Cavalleria sia in altri ambiti come narratore o guida per facoltosi nobili russi. Ma anche l'amore egli lo interpretò sempre un po' oltre la media. La storia con Libbie , sua moglie, che quasi gli costò la carriera nel 1868, è un esempio di come Custer fosse un uomo di azione più che di pensiero, di istinto più che di rifessione. E forse questo ha giocato a suo sfavore nel tramandare ai posteri un'immagine distorta dell'"uomo bianco" che si crede superiore e ne paga le conseguenze. Come detto non è così, e il libro di oggi delinea tutte le sfumature caratteriali di Custer, uomo di contrasti, fedele servitore della causa unionista ma a suo agio con i colleghi (a West Point) e poi avversari che combatterono per il Sud. Amante e ammiratore dei grandi spazi incontaminati dell'Ovest e dello stile di vita nativo ma anche feroce esecutore degli ordini di rinchiudere quelle persone nelle riserve e quindi condannarne per sempre la cultura. Feroce martinetto con i suoi soldati (che ne ammiravano però sicurezza e carisma) ma anche creativo interprete degli ordini superiori. Uomo con interessi politici ma anche vittima della sua ingenuità. Uomo di contrasti, uomo complicato e non facilmente definibile, Custer.
Le ultime battaglie con la scommessa del fiume Washita nel novembre del 1868, quando piombò sul campo di Black Kettle e catturò le donne eliminando la voglia di combattere dei nativi e poi la battaglia che ne definì il mito e , perchè no, la "damnatio memoriae" per la più grande sconfitta dell'Esercito Statunitense contro i nativi, Little Big Horn. Gli evidenti errori se giudicati ex post, assumono una coloritura diversa, con una battaglia che avrebbe potuto essere vinta, ma che sigillò il destino di Custer e di altri 267 uomini del 7° Reggimento di Cavalleria.
Questo scontro spesso esce dal calcolo militare delle probabilità e delle opportunità ed entra nel mito, andando a rappresentare la "ricompensa" di Custer per la sua hubris. Vi sono libri che esaminano attentamente solo la Battaglia di Little Big Horn ma Behncke e Bloomfield catturano l'essenza del combattimento e la tempistica , sempre, come in tutto il libro , affidandosi alle maggiori fonti come ad esempio quella del Tenente Godfrey o alle testimonianze di Reno e Benteen.
Il libro si presenta come un volume contenuto nel numero di pagine ( 243) come detto diviso in 4 macro capitoli. Lo stile è quello di un libro vintage , che lo rende fantastico da sfogliare. Non vi è una sezione centrale di foto , ma il libro ha delle incisioni, foto e mappe incluse nel testo , il che rende la fruizione più agile. La narrazione da un punto di vista militare è ineccepibile dato che sia Behncke che Bloomfield sono due militari, oltretutto appassionati dell'epopea di Custer da molto tempo. Il risultante libro è uno sguardo fresco e imparziale su un uomo e un militare che ha pagato la sua enorme fiducia in se' stesso con la morte nella battaglia che lo ha reso eterno. Custer è ancora oggi una figura che divide ma che non può essere ancora etichettata , una figura complessa che risplende nella bella biografia di Behncke e Bloomfield.
Un grazie di cuore a Casemate Books per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Custer - From te Civil War's Boy General to the Battle of Little Big Horn
Autore: Ted Behncke & Gary Bloomfield
Pagine: 243
Link: https://www.casematepublishing.co.uk/custer.html
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