Se guardiamo all'esperienza di combattimento dell'esercito britannico durante le Guerre Napoleoniche, il comune lettore porterà come esempio la Guerra Peninsulare, e poi la campagna che portò alla battaglia finale di Waterloo. In esse riconoscerà un progresso derivante dalle sconfitte patite all'inizio della Guerra Peninsulare, o, meglio, alla sfortunata convenzione di Cintra e in seguito alla disastrosa ritirata di Corunna e alla perdita del valoroso Generale Moore. Quest'ultima operazione è paradigmatica del comportamento dell'esercito britannico nella storia: mai stare troppo lontano dalle linee di rifornimento (e ripiegamento) marittimo. In tutti i casi un lettore distratto potrà dire che, sì, l'esercito britannico durante quegli anni imparò dai suoi errori, diventò una forza coesa e non fece più errori grazie anche alla bravura dei suoi ufficiali superiori e inferiori. Non è così e in questo testo edito da Pen&Sword, pieno di dati e di riflessioni interessanti, Andrew Limm smentisce questo progresso e il peso che viene dato alle riforme del Duca di York. Questi, nominato FeldMaresciallo Comandante in Capo dell'Esercito, sulla scorta delle sconfitte patite nella spedizione di Dunkirk, riorganizzò alcune figure nell'ambito della gestione del comando centrale, prime fra tutte il Segretario Militare (con la nomina del colonnello Brownrigg) che da figura in mano ad un funzionario civile passava appunto a una figura di formazione militare. Il precedente occupante del posto (Sir George Yonge) infatti aveva mal gestito quella che era una delle prerogative dell'esercito britannico: la vendita delle commissioni. Un giovane di buona famiglia e con un buon capitale infatti poteva comprare un grado, per una certa cifra poteva diventare tenente, per un'altra capitano etc. così minando il concetto di meritocrazia e di promozione degli elementi più validi. Pur non abolendo il sistema della compravendita di commissioni (questo capiterà solo nel 1871) York fece in modo che ci fossero molti requisiti da ottemperare per ottenerne una. Ma queste riforme fecero sì che davvero l'esercito britannico imparasse dai propri errori? E' proprio questo lo studio che Limm compie in questo libro analizzando 4 operazioni militari nei Paesi Bassi: la campagna culminata nell'Assedio di Dunkirk nel 1793 e la conseguente ritirata, la spedizione Anglo-Russa di Helder nel 1799, quella di Walcheren del 1809 e la sconfitta a Bergen-op-Zoom nel 1813-14. Attraverso lo studio metodico di queste 4 campagne, culminate tutte in fallimento e distanti 20 anni o quasi le une dalle altre, Limm smentisce il mito del progresso dell'esercito britannico nell'affrontare le proprie campagne. Non voglio rivelare le conclusioni a cui è arrivato l'autore, ma il metodo con cui ogni campagna viene esaminata ne tradisce l'estremo rigore e competenza. I problemi rimasero e fu solo grazie a molte individualità che si sopperì alla mancanza di scientificità dell'arte militare britannica.
E' un libro che raccomando a tutti gli appassionati di guerre napoleoniche perchè esamina la performance militare degli eserciti di Sua Maestà in alcune campagne poco conosciute o del tutto ignorate e rimette in dubbio tutta una serie di certezze che si svilupparono alla fine di quei due lunghi conflitti che furono le Guerre Rivoluzionarie e le Guerre Napoleoniche.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Walcheren to Waterloo - The British Army in the Low Countries during the French Revolutionary & Napoleonic Wars 1793-1815
Autore: Andrew Limm
Pagine: 237
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Walcheren-to-Waterloo-Hardback/p/15358
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