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Friday, November 29, 2019

German Military Vehicles in the Spanish Civil War - A comprehensive study of the deployment of German military vehicles on the eve of WW2 di J.M. Mata, L.Molina & J.M. Manrique

Pochi anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale molti tra gli osservatori militari videro bene cosa aspettava il mondo in caso di una guerra tra i vari stati. In Spagna un colpo di stato delle forze militari contro la Repubblica di ispirazione socialista e sovietica aveva spaccato in due il paese. Subito le maggiori dittature totalitarie dell'epoca, Fascismo, Nazismo e Comunismo usarono questa guerra come banco di prova per le ideologie e sopratutto per testare i mezzi che erano, all'epoca (1936) all'avanguardia nelle tecnologie militari. Forse l'intervento più famoso e pubblicizzato è quello della Legione Condor, che però era solo la componente aerea del contributo tedesco ai nazionalisti di Franco. Insieme agli aerei, che furono decisivi coi loro bombardamenti, infatti Hitler mandò anche tutta una serie di veicoli a contribuire alla vittoria finale dei nazionalisti sulle truppe repubblicane aiutate da Stalin.
In questo bel libro fotografico, edito da Frontline Books e scritto da Mata, Molina e Manrique con il prezioso contributo dell'archivio fotografico di J.M. Campesion, conosciamo appunto questi veicoli, sia carri armati che sopratutto mezzi di supporto logistico per la Legione Condor, il PanzerGruppe Drohne e  in seguito forniti all'esercito nazionalista spagnolo.
I carri armati, sopratutto Panzer I Ausf. A e B. furono efficaci ma non quanto si sperava, i "negrillos" come venivano soprannominati questi carri leggeri (e per estensione tutte le forze del contingente tedesco) per il loro colorito grigio scuro, si trovarono presto a soffrire la maggior qualità dei carri sovietici forniti ai repubblicani. BT7 e T26 infatti erano dei colossi rispetto ai leggeri carri tedeschi. In Spagna non esisteva però una cultura militare per i carri armati. I pochi carri presenti erano Renault FT della Grande Guerra. In questo i tedeschi fecero valere il loro approccio scientifico all'arte bellica addestrando molto bene i carristi nazionalisti. Cosa che non fecero i sovietici con i repubblicani. Presto infatti, oltre ai carri inviati dalla Germania, si potè formare un contingente con carri sovietici catturati. In altri casi si cercò di ovviare con delle modifiche campali poco riuscite come il montare un cannoncino italiano Breda sullo scafo di un Panzer I.
Il libro si presenta ottimamente con un taglio da album fotografico. Moltissime le foto inusuali di questi soldati tedeschi "in missione" per addestrare gli spagnoli nell'uso dei carri armati. Una menzione particolare va fatta per l'artista argentino Ramiro Bujeiro che ha prodotto le 12 tavole centrali fuori testo (ma riprodotte in bianco e nero pure nel testo) . Il libro è quindi ottimo anche per i modellisti.
La seconda parte del libro è più corposa perchè se come carri armati furono mandati solo pochi tipi, il grosso della spedizione era composto da camion, automobili, trattori e motociclette. Si possono quindi ammirare tutta una serie di veicoli che raramente si possono vedere anche in testi specializzati. Dalla automobile Wanderer W23 al Bussing Nag G-31...e molti altri. Ovviamente è sempre utile notare che questi sono solo i mezzi tedeschi utilizzati dai nazionalisti di Franco e va tenuto presente che vi erano anche automezzi italiani, spagnoli, sovietici catturati etc.
Che dire di più? Il libro è una gioia per gli occhi degli appassionati di questa tanto terribile come lontana, che ha visto scontrarsi le ideologie simbolo dell'inizio del XX° secolo. Una lotta a cui hanno contribuito i mezzi ritratti in queste rare e bellissime foto di questo libro molto interessante.

Un grazie di cuore a Frontline Books per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: German Military Vehicles in the Spanish Civil War - A comprehensive study of the deployment of German military vehicles on the eve of WW2
Autori: J.M. Mata, L.Molina & J.M. Manrique
Pagine: 231
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/German-Military-Vehicles-in-the-Spanish-Civil-War-Hardback/p/12381





















Monday, November 25, 2019

Enfield in the Great War di Stephen Wynn

Nell'anniversario dei 100 anni dalla Grande Guerra (2014-2018) la casa editrice Pen&Sword ha lanciato una nuova serie "Your Towns & Cities in the Great War"che annovera già numerosi titoli. Oggi vi presento un libro scritto da Stephen Wynn, anch'egli prolifico e apprezzato autore che ci porta a conoscere la città di Enfield.
Quando scoppiò la Grande Guerra tutta la Gran Bretagna convertì allo sforzo bellico le sue molte industrie ma Enfield partiva avvantaggiata perchè era già sede di una delle più grandi fabbriche di armi e munizioni. Il famoso Enfield 303 in dotazione all'esercito britannico come prima altre armi fabbricate in questa città era infatti prodotto nella Royal Small Arms Factory attiva sin dal 1816.
Ovviamente anche altre fabbriche di questa zona profondamente industrializzata furono convertite alla produzione di armi, uniformi o qualsiasi equipaggiamento che potesse servire per la guerra.
La caratteristica di questi volumi della serie è l'attenzione alla storia sociale dei luoghi trattati. Con Stephen Wynn tra l'altro troviamo uno storico meticoloso nelle sue ricerche e attento al fattore umano della guerra. E' interessante e fa riflettere pensare a tutti i giovani che si arruolarono e morirono nei primi mesi della guerra o nel 1915 , anche in posti lontani come Gallipoli. Il 30 aprile 1915, pochi giorni dopo l'inizio dell'impresa di Gallipoli fu un giorno molto speciale per Enfield, con la visita del Re e di Kitchener che lodarono i lavoratori della fabbrica di armi e munizioni. Tuttavia il settore della produzione di proiettili andò incontro ad una crisi poichè il consumo al fronte date le tattiche di artiglieria e il grande consumo faceva si che non si riuscisse a produrre quanto l'artiglieria consumava. Questo fu addirittura evidenziato in un'intervista a Kitchener, che con grande ingenuità dichiarò appunto questa crisi.
Ma Wynn nel suo libro non affronta solo storie al fronte o di soldati collegati con la città di Enfield, poichè ci fa conoscere anche alcune delle piccole storie dimenticate dei civili alle prese con problemi di giustizia come lo studente di telegrafia Stanley White che deteneva un apparecchio telegrafico senza licenza. Ovviamente questo in tempi di guerra era un reato molto grave poichè poteva portare a trasmettere notizie proibite e farle così arrivare al nemico. Per fortuna per il giovane White tutto si risolse con una piccola ammenda e il sequestro dell'apparecchio. Un'altra storia interessante è quella della truffatrice Elizabeth Ann Reader che riuscì a far credere ad una associazione di sostegno per soldati e marinai che avesse un marito al fronte, cosa non vera, e che avesse bisogno di soldi. Questo reato, a differenza di quello precedente si risolse con una condanna alla reclusione.
Il libro come molti di questa serie presenta dei capitoli che esaminano gli anni di guerra e un'appendice che varia da città a città.
In questo caso abbiamo tre capitoli, nel primo è presentata una lista di VADS (Voluntary Aid Detachment) sia donne che uomini, persone che prestavano la loro opera nel curare i militari convalescenti. Un altro capitolo è quello dedicato all'Enfield War Memorial. L'ultimo capitolo riguarda una lista di soldati che si arruolarono pur non avendo i requisiti minimi per amor di patria e tornarono a casa.
Wynn anche in questo caso compila un libro che getta una luce interessante su una nota città inglese, nota perchè fabbrica di uno dei fucili più famosi e duraturi della storia. E' grazie a questi libri che la memoria di quella Guerra terribile sopravviverà anche nelle nuove generazioni.

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: Enfield in the Great War
Autore: Stephen Wynn
Pagine: 168
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Enfield-in-the-Great-War-Paperback/p/16478











Friday, November 22, 2019

The Amritsar Massacre - The British Empire's Worst Atrocity di Vanessa Holburn

Nel 1857 , in un Impero che aveva visto il suo territorio espandersi negli ultimi 100 anni fino a diventare il più grande della storia recente, scoppiò una terribile rivolta, proprio nel luogo che da tutti era considerato la gemma della Corona Britannica: l'India. Passato alla storia come "Il Grande Ammutinamento Indiano" vide la Gran Bretagna contrastare uno scoordinato e velleitario tentativo di minare il proprio dominio nel subcontinente indiano. Nato da preoccupazioni religiose riguardanti delle cartucce unte con grasso di suino o di bovino, cosa che scontentava ambedue le principali etnie religiose di cui era composto l'esercito della HEIC (Honourable East India Company) , l'ammutinamento fu caratterizzato da episodi di assoluta barbarie da parte dei rivoltosi verso i cittadini europei, anche donne e bambini. E da una reazione uguale e contraria dell'esercito della Compagnia, di quello britannico che intervenne con rinforzi e delle truppe indigene fedeli al Raj. Nomi come Cawnpore e Lucknow, città pesantemente segnate da massacri e assedi lanciarono un'ombra lunga sui decenni successivi. L'immediato risultato dopo che si furono calmate le acque e fu domata la rivolta fu il passaggio del governo dell'India dalla Compagnia delle Indie Orientali al governo di sua maestà. Fu introdotta un'ottima amministrazione che richiedeva estrema competenza ai propri membri. Tuttavia gli anni che passavano e che andavano verso il nuovo secolo vedevano una classe di indiani sempre più attenti alla propria condizione politica e ad un maggiore coinvolgimento in quello che era il loro paese. Questo accompagnato da idee maggiormente liberali in Gran Bretagna fecero sì che all'inizio del secolo esistesse una forte opinione in favore di un maggiore coinvolgimento nel governo dell'India dei nativi. Allo stesso tempo si sviluppava un forte nazionalismo che si poneva in conflitto con i governanti britannici, ed anche se non rappresentava la maggioranza che era ancora lealista, anche se sperava in maggiore autonomia, faceva riaffiorare antiche paure nei britannici che ancora ricordavano il Grande Ammutinamento. In quest'ottica si pone il libro che vi presento oggi, edito da Pen&Sword e scritto da Vanessa Holburn. Lo scoppio della Grande Guerra aveva posto in stand by tutte le questioni politiche riguardanti l'autonomia e aveva messo al bando ogni spinta nazionalista. Purtroppo per certi versi, una serie di amministratori con idee ancora retaggio di un'epoca passata aveva, con i propri atti, posto le lancette indietro e si era alienata la benevolenza anche dei lealisti tra gli indiani. L'emersione di figure carismatiche come Gandhi aveva creato ancora maggiore attenzione per le questioni riguardanti maggiori concessioni in tema di autogoverno. Gandhi aveva rifiutato la violenza nella sua lotta, avendo capito da alcuni atti terroristici di organizzazioni nazionaliste, che non era la strada giusta per ottenere maggiore considerazione. Invece, degli scioperi pacifici denominati "hartal" erano stati un successo, ed avevano unito le principali etnie indù e musulmana che in passato erano state confliggenti. Questo aspetto, sottovalutato dalle forze governative britanniche che avevano foraggiato una politica di "divide et impera", trovò una reazione assolutamente spropositata il 13 aprile del 1919. Quello fu il giorno che precipitò le residue speranze di un'India facente parte del Commonwealth come successe ad altri dominions. Quello fu il giorno del massacro di Amritsar, che vide il colonnello Dyer arrivare presso il Jallianwala Bagh con un'unità di Gurkha per rimuovere un'assemblea irregolare alla luce delle recenti disposizioni miranti ad evitare varie violenze capitate negli ultimi mesi nel territorio del Punjab. Il resto è storia con  quasi 400 morti in buona parte Sikh che si erano riuniti presso un grande spiazzo per ascoltare un comizio.
Dopo questo evento vi fu un rimpallo di responsabilità e una giustizia mal gestita, con Dyer difeso e poi condannato, carnefice e poi visto come vittima, e l'evento sfruttato da nativi e britannici per portare avanti le proprie agende politiche. In realtà ne' Dyer ne' i suoi superiori pagarono mai per l'errore commesso e quell'evento è uno dei passi più tragici e importanti verso la consapevolezza di un'India indipendente.
Il libro è molto interessante poichè non è facile riassumere decenni di politica post ammutinamento e arrivare a quel 1919 (e andando oltre con la Commissione Hunter che indagò e poi tutte le ricadute politiche e militari) in un libro molto snello e di facile lettura. Mi è molto piaciuta l'indagine nella vita di Dyer, un uomo quasi tragico, molto attivo, nato in India e conoscitore delle lingue del subcontinente, molto preparato ma spesso nel posto sbagliato al momento sbagliato. La sua storia e la voglia di far carriera molto probabilmente lo spinse a quell'ordine di sparare sulla folla. Tuttavia non fu il solo colpevole. La catena di comando, l'insensibilità diffusa verso le istanze di autogoverno o indipendenza, e verso gli indiani che purtroppo era figlia anche di una cultura razzista, la paura di un altro ammutinamento contribuirono a quella terribile giornata.
Questo libro contribuisce a far conoscere un atto che è stato immortalato abbastanza efficacemente (con la conseguente difesa davanti alla Commissione Hunter da parte di Dyer) nel film di Richard Attenborough "Gandhi". E molto probabilmente deve far riflettere su quella che è una visione romantica, anche amata attraverso i racconti di grandi scrittori, ma che va rivista alla luce di una nuova interpretazione su alcuni eventi a cui questo libro contribuisce egregiamente.

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione. 

Titolo: The Amritsar Massacre - The British Empire's Worst Atrocity
Autore: Vanessa Holburn
Pagine: 168
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/The-Amritsar-Massacre-Paperback/p/16889













Tuesday, November 19, 2019

Hitler's Light Tanks - Rare Photographs from Wartime Archives di Paul Thomas

Quando si parla di "Panzer" e di "Blitzkrieg" quello che viene in mente per associazione di idee è la potenza di enormi carri armati lanciati contro un nemico impreparato e impotente. La verità, come potrete vedere da questo libro fotografico della serie "Images of War" per la casa editrice Pen&Sword e curato da Paul Thomas, è molto differente da quello che si immagina o si crede. Negli anni '30 la Germania si dibatteva ancora con tutta una serie di restrizioni dovute al Trattato di Versailles con cui si era conclusa la Grande Guerra, che ne limitivano la potenza militare sia in ambito terrestre che navale. La Germania non poteva produrre o possedere carri armati. Sembra ironico col senno di poi, ma le grandi manovre che diedero poi luogo alle teorie della Blitzkrieg e che la perfezionarono, si svolgevano a bordo di automobili camuffate da carri armati. Va da sè che i mezzi corazzati progettati negli anni '30 e che videro un limitato debutto con le forze della Legione Condor durante la Guerra Civile Spagnola fossero dei veicoli dalle prestazioni molto scarse rispetto ai loro simili negli eserciti di Francia, Gran Bretagna e Unione Sovietica. Tuttavia fu l'impiego che i grandi teorici della Blitzkrieg fecero di questi mezzi a decretarne il successo e ad allungarne la vita operativa che molto probabilmente sarebbe dovuta finire nelle prime settimane di guerra, quando anche contro i polacchi si videro i problemi e le scarse prestazioni dei primi carri armati tedeschi.
In questo libro della fortunata serie edita da Pen&Sword "Images of War" conosciamo i principali 4 modelli di carri leggeri utilizzati nelle prime campagne della Seconda Guerra Mondiale dai tedeschi.
Questi modelli sono il Panzer I, il Panzer II, il Panzer 35 (t) e il Panzer 38 (t).
I primi due modelli sono di produzione tedesca, mentre i secondi due sono frutto dell'annessione della Cecoslovacchia da parte dei nazisti. Infatti questi due modelli, specialmente il Panzer 38 ( la (t) è è infatti l'iniziale dell'origine del mezzo) ovvieranno a molte delle mancanze di peso nelle unità tedesche. Il Panzer 35 equipaggerà solo la 6a PanzerDivision e nel 1941 sarà quasi "estinto" viste le perdite sul fronte orientale.
I 4 modelli ritratti nelle foto allungheranno la loro vita operativa grazie all'estro degli ingegneri tedeschi che equipaggeranno gli scafi di questi mezzi obsoleti con cannoni di preda bellica o anche solo più potenti, contribuendo alla realizzazione del concetto di Panzerjager o Cacciacarri. Abbiamo testimonianza iconografica anche di questi ibridi, che avranno vita breve in alcuni casi o più lunga (come i modelli di Marder I, II e III o l'Hetzer). Infatti dopo le prime settimane dell'Operazione Barbarossa i tedeschi si resero conto dell'inefficacia di questi carri leggeri e li relegarono a compiti di retrovia o semplice esplorazione.
Le foto sono spesso mai viste e ve ne sono di media 3 ogni due pagine, quindi anche il formato è abbastanza grande.
Che dire di più? Un libro solo dedicato ai carri leggeri dell'esercito tedesco nella seconda guerra mondiale, con tante foto e didascalie informative più un'appendice che descrive tutte le varianti dei vari modelli. Un libro che non potrà mancare sugli scaffali degli appassionati di carri armati e di seconda guerra mondiale.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: Hitler's Light Tanks - Rare Photographs from Wartime Archives
Autore: Paul Thomas
Pagine: 126
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Hitlers-Light-Tanks-Paperback/p/16767