Quando pensiamo allo Spitfire, forse il più elegante e conosciuto aereo da caccia della Seconda Guerra Mondiale, pensiamo alla Battaglia d'Inghilterra, a scontri aerei con i Messerschmitt Bf109, alla missioni di scorta ai bombardieri. Tuttavia una delle missioni misconosciute da parte di questi aerei (e di molti altri tipi) era quella sorvolare il territorio nemico per fotografare obiettivi e risultati dei bombardamenti. In questo libro di memorie di uno dei pochi piloti di Spitfire sopravvissuti, Kenneth B. Johnson, conosciamo appunto questo tipologie di missioni. Una delle caratteristiche di queste memorie è l'assoluta mancanza di retorica dell'autore. Egli non fa mistero del fatto che pur volendo servire il suo paese, lo avrebbe voluto fare senza rischiare troppo la vita, ma per una strana serie di coincidenze egli si ritrova nella RAF e poi addirittura pilota. Il fatto di avere dimestichezza con i motori, molto probabilmente aiuta Johnson, in un tempo in cui non molti guidavano una automobile o avevano a che fare con esse. Tuttavia egli si ritrova a completare il corso per pilota, partendo da umili origini (egli insiste sempre sul fatto che il massimo per lui sarebbe stato "consegnare il pane" o "spazzare gli alloggi degli ufficiali") e viene assegnato ad un'unità di ricognizione fotografica su obiettivi posti in Nord Europa, Francia e Paesi Bassi, e addirittura la Germania. Il suo modo di raccontare le sue vicissitudini non fa pensare ad un eroe, egli compie le sue missioni, a volte fallendo (non per colpa sua, ma per l'inaffidabilità degli apparecchi fotografici o per la scarsa visibilità degli obiettivi) e a volte compie errori di procedura che tradiscono la sua profonda umanità. Siamo infatti abituati a pensare ad un pilota come ad un elite di superuomini, ma lui è perfettamente consapevole di essere un umano, pur compiendo cose straordinarie ed essendo un pilota molto esperto. La narrazione dei suoi giorni nella RAF è appassionante perchè ci descrive molti aerei che ai più sono sconosciuti, come il Tiger Moth d'addestramento,il Miles Master o il pessimo Blackburn Botha. La sua è anche una battaglia contro un certo tipo di stile di comando che egli critica. Kenneth Johnson infatti non può soffrire gli ufficiali ma ad un certo punto fa domanda come ufficiale...venendo promosso! Ad un certo punto egli si ritrova in Africa distaccato presso un'unità dell'USAAF così può fare dei paragoni con il modo di interpretare la guerra da parte dei britannici e degli americani. Durante gli ultimi anni della guerra molte delle sue avventure hanno un tono quasi da "Comma 22" , il che non depone a favore dell'estabilishment militare dell'epoca. Si evince anche un'erosione del materiale umano, con la conta dei morti e dispersi, molto alta, e di quello meccanico, con aerei difettosi in servizio e senza rimpiazzi. Non mancano ovviamente i momenti leggeri, spesso cinici o surreali come il suo richiamo in Patria con un aereo predisposto solo per lui dalla Tunisia per rispondere dell'accusa di avere il conto bancario in rosso pur non avendo mai avuto un conto bancario. Che dire di più? Kenneth Johnson ci offre uno spaccato di vita nella RAF che tratta di missioni poco conosciute, ma è apprezzabile per il lato umano di una guerra che aveva poco di umano. Johnson che ha cercato di evitare il pericolo arruolandosi nella RAF, è stato invece scelto per uno dei ruoli più pericolosi del servizio, facendo letteralmente "la spia" in piena visibilità, in territorio nemico e senza armamento, la sua storia, quella di uno degli ultimi piloti di Spitfire, è singolare ma altamente godibile.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: A Spy in the Sky - A Photographic Reconnaissance Spitifire Pilot in WWII
Autore: Kenneth B. Johnson
Pagine: 158
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/A-Spy-in-the-Sky-Hardback/p/16427
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