
Amo particolarmente la casualità delle pose, con il soldatino con lo Stalhelm che allargando la giacca e ponendo una mano in tasca mostra le bretelle che tenevano su i pantaloni. Da notare anche la maschera antigas portata al collo, la possibilità di un bombardamento di artiglieria sulle retrovie era sempre presente. L'altro invece, lungi dall'avere la perfezione stereotipata dei soldatini di altre marche esibisce un volto da impiegato del catasto di Dusseldorf tirato via dall'ufficio e messo a combattere per la strage di giovani dei primi anni di guerra. Le spalline non esibiscono numeri, quindi non possiamo dire a che reggimento appartengano. Queste erano i segni distintivi del soldato tedesco insieme ai simboli sul cappello, o sul Pickelhaube (elmo a punta) dei primi anni che portava un evidente simbolo dei vari stati componenti l'Impero Germanico. I simboli sul berretto consistevano in una coccarda coi colori germanici più una coi colori dei vari contingenti dei vari stati (ad esempio il bianco,blu,bianco bavarese).
Nel set sono compresi un contenitore per vivande (quello squadrato) e uno per liquidi (quello cilindrico).
Il set è numerato e il mio è il numero 146 su 400.
Che dire di più? Altri due bellissimi soldatini nella mia collezione della Grande Guerra, due pose estremamente plastiche che riproducono bene l'atteggiamento (oltre che uniforme ed equipaggiamento) del soldato tedesco nell'inferno della Grande Guerra.
P.S. Sullo sfondo vediamo due libri fotografici editi da Pen&Sword, "The German Army on the Western Front 1917-1918" e "Against the Tommies" di David Bilton.
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