
Mentre questi eventi accadevano in Palestina, il mondo
scivolava nella Seconda Guerra Mondiale e una tregua veniva attuata tra le
forze britanniche che amministravano il territorio di Palestina e le forze che
puntavano all'indipendenza israeliana con il fondatore e comandante di Irgun,
David Raziel, che veniva ucciso da un attacco della Luftwaffe mentre era in
procinto di sabotare infrastrutture nell'Iraq che nel frattempo era diventato
filo- Asse. Intraprendendo una politica di rappresaglia per ogni atto degli
arabi e delle forze britanniche l'organizzazione Lehi, non si fermava davanti a
nulla arrivando ad assassinare anche Walter Edward Guinness , Ministro di Stato
Britannico per il Medio Oriente.
La fine della guerra, invece di calmare gli animi e
proiettare le forze in campo verso una soluzione pacifica vide anche le fazioni
più restie ad usare la violenza sostenere l’azione dell’Irgun, fino al
terribile attentato dell’Hotel King David in cui vi fu una strage. L’Haganah
prese le distanze dalle azioni dell’Irgun fino a dare un ultimatum per farlo
rientrare nei ranghi. Con l’indipendenza però la capacità offensiva dell’Irgun
nel montare operazioni di attacco verso gli arabi fu di nuovo utilizzata,
sebbene non sempre con successo.
Le ultime fasi che videro il confronto tra i britannici e i
combattenti per l’indipendenza furono segnate da spiacevoli operazioni
improntate alla legge biblica “occhio per occhio” con la sfortunata decisione
delle autorità governanti di somministrare frustate ai prigionieri e le
conseguenti, identiche, rappresaglie su militari da parte dei combattenti
dell’Irgun. Addirittura dopo l’impiccagione di alcuni elementi israeliani si
arrivò a rapire due militari britannici che furono tenuti come ostaggi e poi
impiccati.
Non è facile orientarsi nella sequela di atti terroristici
sia arabi che israeliani dagli anni ’30 fino alla proclamazione dello Stato di
Israele, ma Gerry Van Tonder fa fluire la narrazione in modo spedito e
appassionante. Le azioni dell’Irgun e della sua ala ancora più oltranzista, il
Lehi, oggi ci appaiono come il fondamento di questi 70 e più anni di sangue in
quelle zone, ma credo che tutto vada visto con la sensibilità e alla luce
dell’attualità dell’epoca, con le notizie provenienti dalla Germania e
dall’Europa sotto il giogo nazista. L’Irgun in questo caso svolse un ruolo
meritorio facendo affluire profughi in Israele sia per salvarli sia per
rafforzare le proprie fila. D’altra parte i britannici si trovarono davanti ad
una situazione in cui potevano solo uscire perdenti, cercando di mediare tra
due popoli che ancora oggi faticano a trovare un equilibrio e una convivenza.
La storia dell’Irgun e del Lehi è una storia di violenza, di terrore,
soprattutto per i metodi che sono quelli della guerriglia e dell’attentato. Ma
se visti nell’ottica di una “guerra di liberazione” forse sono risultati in un
certo senso decisivi ed efficaci. La sottile linea di confine tra “terroristi”
e “combattenti per la libertà” è stata passata più volte in un senso e
nell’altro dai membri dell’Irgun. Questa è la loro storia.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il
libro per la recensione.
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