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Friday, February 28, 2020

Churchill - A Graphic Biography di Delmas, Regnault, Cammardella, Kersaudy . Prefazione di Andrew Roberts

Come scritto nella prefazione ad opera dello stimato storico Andrew Roberts , esistono non meno di 1010 biografie scritte su Winston Churchill. A memoria mia questa è la prima biografia a fumetti, e sicuramente questo è il primo fumetto che recensisco su questa pagina. Va detto subito che io amo questa forma di comunicazione, anzi io la ritengo una forma d'arte. Sopratutto nel formato francese delle BD, Bande Dessinèe, ovvero un grande albo molto differente dai formati di piccola e media dimensione diffusisi spesso in Italia e altrove. Questo formato da' ampio respiro ai disegni, perfettamente colorati e frutto di mesi, se non anni, di lavoro.
In questo caso ci troviamo davanti ad un prodotto francese edito da Glenat nel 2018 e poi ristampato in questa ottima edizione da Greenhill Books. Il libro si avvale di un consulente storico di primissimo livello con Francois Kersaudy, autore di grande popolarità in Francia ed esperto del grande statista britannico.
Il design e l'artwork sono opera di due italiani, Alessio Cammardella e Alessia Nocera, entrambi docenti alla Scuola Internazionale di Comics di Napoli, per design si intende i disegni e artwork è la colorazione. Su entrambi i fronti non si resta delusi.
Il libro, di 112 pagine parte dall'infanzia del grande Winston, sovrapponendosi nella narrazione un po' a "Young Winston" ("gli anni dell'avventura") di Richard Attenborough, film del 1972 che narra gli anni giovanili dello statista britannico. Perchè cito un film? Perchè in quanto a forma d'arte un fumetto somiglia molto ad una fase del film , quella dello storyboard, qui ad opera di Cristophe Regnault. Lo storyboard per alcuni registi , mi viene in mente sopratutto uno dei più grandi, Alfred Hitchcock, era una buona parte del film. Nello storyboard si sceglie l'inquadratura che è una specie di linguaggio a sè stante e trasmette o suggerisce qualcosa allo spettatore. Nel fumetto è lo stesso.
Perchè un fumetto su Churchill quando ci sono state più di 1010 biografie, alcune scritte anche durante la vita del primo ministro? Perchè forse un fumetto, più di una lunga biografia (e ne ho letta qualcuna anche io!) da' la dimensione del personaggio Churchill, della sua vita avventurosa nei primi anni, delle sue grandi "scommesse", alcune vinte, altre clamorosamente perse (e pagate come pochi hanno mai pagato le proprie scommesse), anni sulla scena e anni nell'ombra, frasi lapidarie frutto di uno sforzo per migliorare sè stessi e autopromuoversi. Un uomo, Churchill che ha vissuto tante vite, non solo quella di "Salvatore della Patria" nella lotta all'ultimo sangue con Hitler. Un uomo che è caduto e che si è rialzato, più volte e più andava avanti più l'altezza da cui cadeva si faceva maggiore, ma lui, da buon "bulldog" si scuoteva la polvere di dosso e ricominciava a salire. Un esempio di resilienza britannica e non è un caso che sia stato eletto, nel 2002, "Greatest Briton of All Times" da una trasmissione BBC. Nessuno avrebbe detto il contrario.
Questa non è l'ultima biografia di Churchill, forse è la prima a fumetti, ma molto ancora si scriverà di questo uomo difficile ma enorme nella sua popolarità e influenza sulla storia. Tuttavia il fumetto edito da Greenhill riesce a cogliere bene i tratti caratteriali e le vicende pubbliche e umane dello statista britannico.
Un grazie di cuore a Greenhill Books per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: Churchill - A Graphic Biography
Autori: Delmas, Regnault, Cammardella, Kersaudy . Prefazione di Andrew Roberts
Pagine: 112
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Churchill-Paperback/p/17100























Sunday, February 23, 2020

The F-4 Phantom di Martin W. Bowman

Uno degli aerei più iconici dell'arsenale statunitense è stato senza dubbio l'F-4 Phantom. Questo aereo dalla capacità ogni tempo e dalle funzioni multi ruolo, con la sua line aggressiva è stato in dotazione alla US Navy , al Corpo dei Marines e all'USAF per più di 20 anni. A questa lunga vita operativa ha contribuito la sostanziale bontà progettuale di questo aereo supersonico, che ha avuto molte versioni facendogli ricoprire quasi tutti i ruoli.
Questo fantastico aereo lo scopriamo oggi grazie al volume di Martin Bowman, esperto storico dell'aviazione, per la serie "Images of War" della Pen&Sword Aviation.
Il volume, pieno di fotografie, 146 in tutto, rappresenta un punto di riferimento per chi volesse conoscere la storia tecnica e operativa del velivolo. Le foto sono purtroppo tutte in bianco e nero, ma sono molto dettagliate, e il punto forte del libro è l'estremo dettaglio con cui ogni foto viene analizzata da Bowman, con tutti i dati dell'aereo ritratto. Ho trovato particolarmente interessanti una serie di foto riprese durante la Guerra Fredda di Phantoms che scortano una varieta di aerei di produzione sovietica che avevano invaso lo spazio aereo occidentale.
Il libro consta di 4 capitoli/sezioni che trattano i vari impieghi del Phantom nelle sue varie versioni (tutte elencate e descritte perfettamente) : US Navy e Marines, USAF, Royal Navy e RAF, operatori stranieri.
Il velivolo nato proprio come richiesta della US Navy per un caccia imbarcato ha poi incontrato il favore degli altri servizi aerei statunitensi arrivando ad equipaggiare anche diverse squadriglie britanniche. Una delle quali presidiò anche la Falklands subito dopo la fine del conflitto con l'Argentina nel 1982.
Tra gli operatori esteri uno dei piùimportanti fu (ed è) il Giappone che tramite la Mitsubishi ha anche costruito il cacciabombardiere su licenza. Proprio dalla famosa ditta giapponese è uscito l'ultimo modello prodotto nel 1981.
Altri utilizzatori furono Israele, Egitto, Spagna, Germania, Grecia, Turchia e brevemente Australia, oltre all'Iran. L'Iran tra tutti gli utilizzatori ha ancora in servizio questo modello, per via dell'embargo susseguente al colpo di stato di Komeini nel 1979. Gli F.4 iraniani, subito dopo la cessazione delle forniture di pezzi di ricambio e dei modelli ordinati non ancora assegnati, si trovarono infatti a terra per diverso tempo, ma apparentemente si fecero valere nella lunga guerra con l'Iraq. Attraverso altri canali le autorità della nuova Repubblica Islamica erano infatti riuscite ad ottenere parti di ricambio e dove questo non fu possibile a modificare alcune caratteristiche tecniche del velivolo. Questo fu dimostrato dall'atterraggio di un F-4 iraniano in territorio saudita nel 1984.
Questo aereo dalla linea aggressiva che ancora esiste in varie forze aeree ha una vita operativa che ha passato ormai i 60 anni, e molto probabilmente ancora continuerà per un po' il suo impiego. In questo bel libro, della fortunata serie "Images of War" lo conosciamo meglio grazie anche a delle splendide foto. Il linguaggio tecnico forse abbisognava di un glossario che è assente ma per il resto il libro risulta appassionante per il racconto che Bowman fa di ogni velivolo fotografato. Per gli appassionati di aviazione moderna questo libro è un must.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: The F-4 Phantom (Images of War)
Autore: Martin W. Bowman
Pagine: 117
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/The-F-4-Phantom-Paperback/p/14596


















Friday, February 21, 2020

The Great Escape from Stalag Luft III - The Memoir of Jens Muller

Greenhill Books nel 75° anniversario della "Grande Fuga" (2019) ha pubblicato o ripubblicato quattro volumi riguardanti questo importante evento accaduto il 24 marzo del 1944. Due sono stati già recensiti su questa pagina, le memorie di Bram Vanderstok , l'olandese che riuscì a fuggire e un bel libro fotografico scritto da Charles Messenger(qui: https://oldbarbedwire.blogspot.com/2020/02/escape-from-stalag-luft-iii-true-story.html  e qui: https://oldbarbedwire.blogspot.com/2020/02/stalag-luft-iii-german-pow-camp-that.html ) . Oggi è il turno delle memorie di un altro dei tre fuggitivi: Jens Muller. Sebbene il nome possa essere ricollegato alla Germania il protagonista del nostro libro era norvegese, e venendo da un paese occupato (la Norvegia era stata invasa nel 1940) si era arruolato nella RAF e finendo come ufficiale in forza al 331 Squadron (Norvegese). Le sue memorie sono leggermente più asciutte di quelle di Bram Vanderstok che anche prima della sua Grande Fuga aveva avuto una vita avventurosa, tuttavia Jens Muller racchiude nel suo libro una serie di eventi molto interessanti come il fatto che dopo essere stato abbattuto nei cieli a largo del Belgio passò diversi giorni sul canotto di cui erano forniti gli aviatori. Il suo racconto su come cercò di evitare, non riuscendoci, di essere catturato da' le dimensioni della forza d'animo di questo giovane pilota. Tuttavia dovendo giungere infine a riva si trovò presto nelle mani dei tedeschi che lo trattarono però con molto riguardo. Così inizia la sua avventura nel campo, dapprima in quello di passaggio chiamato Dulag e poi nel più famoso Stalag Luft III a Sagan, in Slesia (oggi Zagan, Polonia). La sua capacità manuale venne subito utilizzata nelle attività nel campo, che erano tutte mirate alla fuga, così inizia l'avventura che lo porterà a fuggire insieme ad altri prigionieri alleati. Proprio insieme a un altro norvegese, Per Bergsland, e al già citato Bram Vanderstok fu tra i tre che riuscirono a completare l' "home run". Il resto dei prigionieri fu catturato, in 76 riuscirono a scappare e degli altri 73 ricatturati  in 23 furono riportati al campo mentre 50, per ordine di Hitler che ne voleva fare un esempio, furono sommariamente giustiziati, spesso con un colpo alla nuca. Questo evento segnò, insieme ai progressi degli alleati che ormai erano vicini a vincere la guerra e quindi a liberare i campi, la fine di tutti i tentativi di fuga nei vari campi di prigionia.
La Grande Fuga , organizzata da "Big X" ovvero Roger Bushell, un avvocato sudafricano prima e poi un pilota della RAF che ideò e fu tra i fuggitivi giustiziati diventò il soggetto di un libro di successo nel dopoguerra e nel 1963 di un bel film di John Sturges, che però, mirato ad un mercato americano dava un ruolo nella fuga anche ai piloti americani (che al tempo della vera fuga erano già stati trasferiti in un'altra ala tutta per loro). Il film, sebbene fedele in molti aspetti non riporta i veri nomi dei fuggitivi, tuttavia ispirandosi alle loro storie. Purtroppo non c'è traccia di aviatori norvegesi o olandesi, e questo è un peccato, ma il film così come la storia di Muller danno bene un'idea di come fosse vivere nel campo.
Muller riuscì a tornare acasa e poi venne assegnato a compiti di addestramento in Canada, e nel dopoguerra diventò un pilota di aerei di linea morendo nel 1999.
La sua storia è una storia di forza di volontà e di desiderio di tornare a combattere per liberare la propria patria, è un bene che Greenhill Books abbia riportato alla luce questa testimonianza di un pilota che insieme ad altri due è riuscito in un'impresa davvero eccezionale.

Un grazie di cuore a Greenhill Books per aver fornito il libro per la recensione.

Titolo: The Great Escape from Stalag Luft III - The Memoir of Jens Muller
Autore: Jens Muller (Prefazione di Jon Muller - Introduzione di Asgeir Ueland)
Pagine: 145
Link:  https://www.pen-and-sword.co.uk/The-Great-Escape-from-Stalag-Luft-III-Hardback/p/15943
















Tuesday, February 18, 2020

M48 Patton - American Cold War Battle Tank di Rob Griffin

Il carro armato M48 che prese il nome del grande generale della Seconda Guerra Mondiale, George Smith Patton, fu per anni il principale carro armato statunitense durante gli anni della Guerra Fredda con l'Unione Sovietica. Sviluppato partendo dall'M26 ed M46 Pershing, e prendendo spunto anche dall'M47 che ne rappresenta l'anello di congiunzione, questo carro fu mediamente innovativo per alcuni spunti come lo scafo balisticamente arrotondato , ancora oggi uno dei suoi tratti più facilmente riconoscibili, e per la sua torretta molto ampia che riecheggia un po' quella dei carri sovietici, somigliando ad una padella rovesciata. Sviluppato sin dai primi anni '50, l'M48 vide il suo battesimo del fuoco in Vietnam, e proprio di questo tipo di carro vediamo spesso nei documentari sulla battaglai di Hue del 1968 le immagini più famose. Ma fu anche utilizzato nelle guerre tra arabi e israeliani e dai pakistani contro gli indiani seppur con scarso successo.
Il libro che vi presento oggi è scritto da Rob Griffin, esperto storico di corazzati, e fa parte della ottima serie "TankCraft" di cui rappresenta il 22° volume. Questa serie edita da Pen&Sword rappresenta un'ottima via di mezzo che soddisfa sia lo storico appassionato che il modellista, perchè oltre ad avere un gran numero di foto ritraenti particolari e profili del mezzo trattato utilizza anche foto di veri e propri modelli montati da modellisti professionisti. Tutto questo accompagnato da una nutrita sezione testuale che descrive il carro armato, il suo impiego e le sue varianti, comprese tutta una serie di versioni che venivano utilizzate per compiti specifici come il lancio di ponti o la versione lanciafiamme (M67) particolarmente utile proprio nel combattimento cittadino della battaglia di Hue, durante l'offensiva del Tet. E' proprio con le versioni specialistiche che il mezzo, o almeno il suo scafo ha allungato la sua vita operativa come dimostra la versione M88 da recupero che ancora è in attività.
Come ogni volume della serie TankCraft anche questo ha al centro un'ottima sezione consistente di vari profili che ritraggono le varie versioni dell' M48, con 8 tavole a colori che illustrano altrettanti mezzi, tra cui anche un M48 israeliano e uno giordano.
Un'altra delle caratteristiche della serie è una sezione che ritrae modelli di varie marche assemblati e dipinti da modellisti professionisti. In questo caso il libro illustra tre modelli in scala 1/35. Tuttavia dato il fatto che il carro armato è operativo da 60 anni molte marche di modelli si sono cimentate nel ritrarre questo iconico veicolo, in tutte le scale disponibili. A queste varie versioni è dedicata una sezione che illustra pregi e difetti dei vari kit presenti sul mercato.
Completa il libro una sezione riguardante il carro in azione, con la descrizione dei vari conflitti in cui è stato impiegato.
Il Carro M48 ha rappresentato per anni il principale carro americano, in un'epoca di grandi passi avanti nella tecnologia militare. Il carro, che inizialmente montava un cannone da 90mm fu sostituito nelle successive versioni dal famoso cannone L7 da 105mm, così come nelle successive versioni ha montato un motore differente e modificato alcune caratteristiche di scafo e torretta. Questo ha permesso a questo carro armato di farsi valere in Vietnam, dove per altro non ha ingaggiato scontri con avversari degni di questo nome. Il maggiore impiego dell'M48 è stato nelle guerre arabo israeliane , e sopratutto nella battaglia di Chinese Farm nella guerra dello Yom Kippur (1973) in cui gli israeliani fecero buon uso, anche grazie al loro superiore addestramento dei mezzi a loro disposizione contro gli egiziani. A quel tempo il mezzo era già in fase di ritiro presso le forze corazzate USA che lo avevano sostituito con la sua versione aggiornata, l'M60 (che vedrà il battesimo del fuoco solo al termine della sua vita operativa nel 1991).
Questo carro fu un ottimo "cavallo da tiro" per le forze corazzate statunitensi, ma non abbiamo la controprova di come si sarebbe comportato in una vera e propria guerra contro le forze sovietiche. Tuttavia per molti anni ha servito in modo efficiente tutti i paesi che lo avevano in dotazione e ancora in alcuni paesi è ancora in linea. 
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.

Titolo: M48 Patton - American Cold War Battle Tank
Autore: Rob Griffin
Pagine: 64
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/M48-Patton-Paperback/p/17101