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Tuesday, October 27, 2020

Hitler's Panther Tank Battalions 1943-1945 - Rare Photographs from Wartime Archives di Ian Baxter

 Il carro Panther è forse stato il carro più efficiente dell'arsenale tedesco nella Seconda Guerra Mondiale. Pur non avendo mai goduto della fama del Tigre I o del Tigre II (quest'ultimo meno diffuso del suo predecessore) il suo impiego , negli ultimi anni della guerra non era dissimile da quello del suo fratello più grande. Esso infatti veniva utilizzato in unità delle dimensioni di battaglione usate come "brigate pompieri" lungo il fronte. Il fatto che numericamente i Panther fossero di più dei Tigre, rese le avanzate dei Sovietici a oriente e degli Anglo-Americani a occidente molto più difficile. 

Il libro di oggi, edito da Pen&Sword per la fortunata serie "Images of War" e scritto da Ian Baxter, esperto storico di corazzati, illustra la carriera di questo carro armato, dalle prime versioni sino alle ultime battaglie. Il Panther fu pensato in contrapposizione e risposta al famoso T34 sovietico a cui somiglia in molte caratteristiche. I cingoli larghi studiati per negoziare più facilmente il difficile terreno russo, la corazza inclinata che assicurava maggior protezione balistica e un ottimo cannone da 75mm furono garanzia di un carro armato di successo, sebbene gli inizi da un punto di vista meccanico non furono dei migliori. Le versioni furono, progressivamente, la Ausf D, Ausf. A, e Ausf. G. Può confondere la sequenza incogrua di lettere ma è così, la versione A fu la seconda prodotta e quindi una versione migliorata del primo modello, il D. 

Fornito a una serie di battaglioni e di divisioni, sopratutto unità corazzate SS, il carro armato Panther si fece onore su tutti i teatri di guerra, anche se negli ultimi mesi l'addestramento dei carristi, molto superficiale faceva sì che molti carri non rendessero al meglio.

Il libro presenta la solita ottima selezione di foto, con diverse sequenze di foto dello stesso mezzo, in immagini molto nitide. Non mancano le foto di mezzi di supporto che non mancavano certo nei battaglioni di Panther e una sequenza è particolarmente interessante. Essa infatti ritrae delle operazioni di manutenzione con il sollevamento del blocco motore di un Panther Ausf. G (pagina 56) . Non mi stanco mai di sottolineare come questo aspetto, ovvero il lavoro dei reparti di manutenzione dei vari battaglioni, fosse estremamente importante per garantire l'operatività dei carri armati. 

Non mancano foto del cacciacarri costruito partendo dallo chassis del Panther, ovvero lo JagdPanther, prodotto in due versioni non molto differenti. Questo cacciacarri di seconda generazione montava a differenza del Panther il cannone da 88 mm del Tigre. 

Le didascalie sotto ogni foto aggiungono molte notizie riguardanti il carro armato, anche se spesso molte delle foto sono vaghe rispetto alla loro esatta provenienza (unità nella maggior parte dei casi sconosciuta). Ian Baxter è un grande esperto e la scelta delle foto e le didascalie illustrano bene la carriera del carro sui teatri di guerra russo, italiano (dove perlopiù ebbe un impiego molto limitato) , nordoccidentale e nelle ultime battaglie in Ungheria e a Berlino.

Che dire di più? Anche questo è un altro bel libro che si aggiunge alla sterminata collezione della serie "Images of War" , una serie sempre di altissimo livello con foto molto nitide e di sicuro interesse per storici e modellisti.

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.


Titolo: Hitler's Panther Tank Battalions 1943-1945 - Rare Photographs from Wartime Archives 

Autore: Ian Baxter

Pagine: 128

Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Hitlers-Panther-Tank-Battalions-19431945-Paperback/p/18523

















Sunday, October 25, 2020

Why Did Hitler Hate the Jews? - The Origins of Adolf Hitler's Anti-Semitism and its Outcome di Peter den Hertog

 Il libro che vi presento oggi ha un titolo eloquente e parla di un personaggio storico che viene anche difficile presentare: Adolf Hitler. Come altri personaggi della storia e forse più di molti altri, per colpa del suo regime dittatoriale e per l'assoluta condanna verso i crimini di questo stesso regime , egli ha destato la curiosità e l'interesse di un enorme numero di storici, che , prevedibilmente, hanno prodotto una mole importante di biografie e testi dedicati a lui. Non è difficile imbattersi  in una nuova biografia, che magari guarda a Hitler da un punto di vista "innovativo" , o che semplicemente punta ad una fetta di mercato non ancora esplorata e punta sulla novità e sull'interesse delle nuove generazioni di lettori. Ma chiariamo una cosa, questo libro, scritto dal giornalista e storico Peter den Hertog , non è una biografia ma più un testo che cerca una delle risposte che ancora la storiografia ufficiale non sa dare e che è fondamentale per inquadrare Hitler come persona. 

L'approccio di den Hertog è sostanzialmente scientifico, poichè il suo libro composto di 24 capitoli di diverse lunghezze, opera una ricerca attorno alla vita e ai primi 30 anni di Adolf Hitler guardando alle sue relazioni sociali ma anche alla sua natura. Questa dicotomia analizzata in modo molto soddisfacente dall'autore punta a due stimoli che formarono le convinzioni politiche e sopratutto personali di Hitler, ovvero natura e crescita. 

La spiegazione è presto data: molti, se non la maggioranza assoluta degli storici inquadra l'antisemitismo di Hitler , che portò poi al terribile sterminio degli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale, come frutto di influenze esterne, provenienti dai suoi primi anni, quelli formativi, sopratutto in un ambiente come quello di Vienna, capitale di un impero multietnico come quello Asburgico, ma anche città estremamente antisemita. Altre ovvie influenze erano rappresentate dal milieu sociale e culturale della fine '800 e inizio '900. Tuttavia l'autore indaga, attraverso fonti primarie e secondarie, e scopre un Hitler che a cavallo della sua permanenza viennese non era ancora antisemita, anzi si accompagnava a diverse conoscenze della comunità ebraica e non aveva formato ancora le sue idee che poi sfoceranno nel suo libro "Mein Kampf".

L'aspetto che risulta estremamente interessante del libro è l'indagine sugli aspetti paranoici della personalità di Hitler, esaminati con successo in una serie di capitoli centrali del libro e che delineano un uomo con enormi problemi che si acuiranno insieme alle varie esperienze formative come il rigetto della sua carriera di artista e con la terribile esperienza della guerra in trincea. Un altro lato importante è il narcisismo di Hitler. Questi due caratteri combinati esplodono creando una personalità con tratti paranoici tali da superare ogni misurazione moderna del fenomeno. L'autore per dimostrare la paranoia di Hitler cita diversi esempi in relazione ad amici e collaboratori, poichè Hitler non si fidava di nessuno, vivendo una vita sempre guardandosi le spalle da tradimenti, complotti e attentati. 

Come detto, la sua personalità fa un "salto di qualità", dopo la guerra e in concomitanza con il suo lavoro di "spia" nel partito politico di cui poi diventerà leader, il NSDAP (Partito Nazista) . Molte delle convinzioni che già aveva ai tempi della permanenza viennese riguardo gli ebrei, o molte cose che aveva sentito, al tempo prese non seriamente si coaguleranno in lui formando una convinzione difficile da scalfire. Il mito della "pugnalata alle spalle", della profonda umiliazione dell'apparato militare tedesco nel primo dopoguerra renderanno ancora più forti certe convinzioni. 

L'autore fissa dei momenti specifici per alcune situazioni. Una è appunto la nascita vera e propria di un antisemitismo espresso da Hitler, che den Hertog attesta a dopo la Grande Guerra. Un'altra parte importante del libro,  nei capitoli di chiusura è l'analisi del momento in cui (e se lo fece espressamente) Hitler diede l'ordine per la soluzione finale. Ho trovato questa seconda parte più debole (ma solo perchè analizzata brevemente rispetto alla ricerca nella personalità di Hitler) rispetto alla prima. Hitler non lasciò mai nulla di espressamente scritto , ma tuttavia vi sono tre fonti che possono far trapelare un ordine espresso di Hitler ai suoi sottoposti riguardanti la "Endlosung" , la Soluzione Finale. Più interessante risulta la discussione sul momento in cui quest'ordine viene dato, che ovviamente fa uso di altri testi e biografie, su cui l'autore sembra estremamente preparato. 

Il libro che ne risulta si legge con estremo interesse e, sembra davvero un nuovo sguardo alla figura di Hitler, spesso banalizzata o poco indagata da un punto di vista della personalità. Hitler viene spesso bollato come un "pazzo" senza molte discussioni. Anche molti storici insistono su questo punto, non analizzando però quale tipo di disturbi avesse in particolare, mentre altri , un filone di storici in voga negli anni '70 , i cosiddetti psicostorici, si avvalgono di teorie freudiane ormai superate e screditate. Den Hertog quindi analizza estremamente bene la personalità di Hitler con l'ausilio di fonti primarie (testimonianze sopratutto di chi lo conobbe negli anni precedenti la sua ascesa, come il suo amico Kubizek) e secondarie (le molte biografie) ed evidenzia i tratti del suo carattere che lo portarono poi ai crimini per i quali il Partito Nazista e la sua figura ricevettero la condanna della storia. Un libro che consiglio caldamente e che risulta estremamente appassionante e interessante. 


Un grazie di cuore a Frontline Books per avermi fornito il libro per la recensione.


Titolo: Why Did Hitler Hate the Jews? - The Origins of Adolf Hitler's Anti-Semitism and its Outcome 

Autore: Peter den Hertog

Pagine: 208

Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Why-Did-Hitler-Hate-the-Jews-Hardback/p/18030

















Friday, October 23, 2020

Prelude to War - The RAF 1936-1939 - Rare Photographs from Wartime Archives di Martin Derry

 Il libro che vi presento oggi fa parte dell'ottima serie "Images of War" edita da Pen&Sword e tratta un tema alquanto insolito e raro, ovvero la RAF del periodo prebellico. 

L'autore del libro, Martin Derry, ci porta in un viaggio iconografico attraverso i modelli della Royal Air Force in servizio nel periodo 1936-1939. 

Molti degli aerei credo siano abbastanza noti anche ai più giovani grazie a un famoso gioco online della piattaforma PS4. Tuttavia vi sono una serie di aerei, per lo più ritirati prima dell'entrata in guerra che sono singolari per forma e sopratutto per nomi. E' indubbio che vi fosse molta fantasia nel chiamare un bombardiere Wapiti o Wildebeeste (o Wildebeest), anche se ovviamente il nesso era quello di specie animali. Allo stesso tempo è molto interessante notare come a metà degli anni '30 si esauriscano concetti nati ai primordi dell'era aeronautica, come i biplani (anche tra i bombardieri!) e si passi a una concezione e una progettazione moderna che sfocia nei famosi Spitfire e Hurricane. 

In altri casi sebbene la concezione sia moderna, alcuni aerei furono dei veri e propri "vicoli ciechi" che però riuscirono a trovare un impiego nella Seconda Guerra Mondiale facendone pagare un prezzo enorme ai piloti che li condussero in battaglia. E' proprio il caso del Fairey Battle, che a vederlo sembra un enorme Hurricane e che fu decimato nelle sortite dei primi giorni di guerra a occidente, nel 1940. 

Altri ancora pur avendo una concezione ormai sorpassata, come il Gloster Gladiator, biplano che rappresentava però ancora ottimamente la caccia in alcuni teatri di guerra, si fecero valere, come dimostra il presidio di tre soli di questi aerei a Malta (e che furono denominati "Fede, Speranza e Carità"). Altri ancora videro mutare il loro impiego da bombardieri a trasporti o altri ancora furono per molto tempo impiegati con mansioni generali e di supporto. Uno tra questi è l'Avro Anson, che si caratterizzò per la sua longevità d'impiego. 

Buona parte degli aerei ritratti è però anche stata un fallimento come il Saro Lerwick o il Saro A33 (il secondo non fu mai opertivo). Una sezione infatti è dedicata agli idrovolanti (di cui i due esemplari citati sopra facevano parte)e agli aerei del pattugliamento marittimo dopo le sezioni riguardanti caccia e bombardieri. 

Il libro risulta una festa per gli occhi , dato che molti di questi aerei risultino poco conosciuti anche agli addetti ai lavori. Le foto sono molto belle e ve ne sono più di 200 , mentre le didascalie di ogni foto spiegano bene il destino di ogni apparecchio, che , come si può immaginare visto il periodo trattato, spesso trovava una fine ingloriosa essendo decomissionato o cadendo per qualche incidente e non in battaglia. Questo però non toglie nulla al fascino di molti di questi apparecchi dato che il periodo in cui queste foto furono scattate fu un periodo di grande espansione per la Royal Air Force, un periodo che gettò comunque le basi per la difesa eroica dell'Isola Britannica e poi per il contrattacco verso la Germania Nazista. 

Un grazie di cuore a Pen&Sword Aviation per avermi fornito il libro per la recensione. 


Titolo: Prelude to War - The RAF 1936-1939 - Rare Photographs from Wartime Archives 

Autore: Martin Derry

Pagine: 176

Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Prelude-to-War-The-RAF-19361939-Paperback/p/17810






















Tuesday, October 20, 2020

The Falklands War There and Back Again - The Story of Naval Party 8901 di Mike Norman e Michael Jones - Prefazione del Maggiore Generale Julian Thompson

 La Guerra delle Falklands , una guerra relativamente recente, rispetto a molte altre trattate di solito su questo blog, si avvicina però al suo 40° Anniversario. Nel 1982 infatti, come saprete, una forza preponderante composta da truppe Argentine invase il contestato Arcipelago delle Falklands che in Argentina vengono chiamate Malvinas. Contamporaneamente altre truppe assaltavano la Sud Georgia facente parte della stessa amministrazione britannica e posta a sud del più famoso e popolato arcipelago. 

I primi anni '80 erano un'epoca di crisi economica in cui l'Esercito Britannico vide tagliate molte delle sue risorse, e anche le Falklands caddero sotto le forbici dell'amministrazione politica. A farne le spese fu l'Endurance che era l'unica nave della Royal Navy in quell'angolo di globo. Tuttavia l'invasione argentina arrivò prima dei tagli (e del conseguente smantellamento della nave) del governo di Sua Maestà. 

I giornali al tempo riportarono una verità artefatta su quella che fu la reazione delle poche truppe di terra britanniche presenti sulle isole e nella capitale Stanley. Bisogna sapere infatti che vista la scarsa importanza strategica delle isole (prima dell'invasione) solo una piccola forza di Royal Marines, denominata Naval Party 8901 che ruotava ogni anno presidiava le Falklands. Il libro che vi presento oggi è scritto proprio dal comandante dell'unità che aveva preso servizio pochi giorni prima di quel fatidico 2 aprile, giorno dell'invasione argentina. Mike Norman, al tempo maggiore dei RM, insieme a Michael Jones , esperto storico, scrive questo libro per la casa editrice Pen&Sword in cui rielabora su alcuni falsi miti e rende giustizia alla propria unità che nei primi resoconti dell'invasione venne descritta come poco combattiva e che si arrese troppo facilmente. Il suo racconto è appassionante sin dall'inizio e non manca di evidenziare molti degli errori diplomatici e decisionali delle alte sfere del Governo Britannico all'epoca. Ricordiamo che al tempo il Primo Ministro era Margareth Thatcher, che poi diede un grande impulso alla riconquista delle isole, ma ovviamente si poteva fare molto in primis per evitare l'escalation e la susseguente invasione argentina. 

Un altro dei miti resi pubblici al tempo fu quello di una resa senza combattere. Ora , a distanza di quasi 40 anni ancora non si è ben compreso il numero di vittime argentine, dato che in quel paese la questione è ancora un nervo scoperto. Leggendo qua e là su internet mi sono imbattuto su diversi forum in cui le discussioni, molto animate (anche troppo) sul reale numero di perdite argentine diventavano presto stucchevoli e non portavano a nulla. Complice l'uscita di un libro (di cui non cito l'autore) in cui vengono addirittura contate circa 100 perdite nell'invasione del 2 aprile 1982. Questo a dire il vero non viene corroborato da nessuna parte nel nostro libro, quindi lascerò da parte la questione. Ma tuttavia la mancanza di perdite tra i Royal Marines e la sola morte del Comandante Pedro Giachino tra gli argentini non vuol dire affatto che non si sia combattuto anche ferocemente, e si smentisce anche la teoria che gli argentini sparassero per non uccidere (questo è sopratutto corroborato dalle condizioni della unica caserma di Moody Brook presa di mira dalle forze speciali argentine). Ma sopratutto viene restituita dignità agli uomini del Maggiore Norman (e dell'ufficiale che andava a sostituire e che era presente con parte della vecchia unità sull'isola , il Maggiore Gary Noot ) che lottarono cercando di ritardare il più possibile l'avanzata delle truppe argentine. 

Il racconto segue poi l'unità nel suo ritorno in patria e la scelta, dapprima osteggiata ma poi finalmente accettata, di ritornare con la Task Force di riconquista delle Falklands. Il Naval Party 8901 infatti si vide assegnare come compagnia J del 42 Commando d nuovo sotto il comando del Maggiore Norman  e sebbene non fu tra le prime unità a entrare a Stanley dopo i combattimenti sulla cintura di montagne che delimitano la capitale delle Falklands , questo "ritorno" dopo l'umiliazione delle resa fu altamente simbolico poichè a loro spettò innalzare di nuovo la Union Jack sulla capitale. 

Il libro scritto da Norman e Jones è uno sguardo a un aspetto poco noto della guerra delle Falklands/Malvinas. Una guerra che iniziò proprio con i colpi degli argentini e del Naval Party 8901, di cui Norman fu l'ultimo comandante (il ruolo di presidiare quelle isole passò poi a unità più grandi e facenti parte dell'Esercito). La guerra ancora è motivo di discussione come dimostrato dalla contabilità vera o inventata dei morti (non suffragata dai resoconti di Norman nè degli uomini sotto il suo comando) e ancora di più lo è da un punto di vista politico. Le Malvinas per gli argentini sono una specie di religione, ma questo è un altro discorso, e sicuramente in questa considerazione gioca l'enorme numero (per i pochi giorni che durò effettivamente la guerra)  di caduti , spesso solo dei ragazzi di leva e con poco addestramento, che ebbero le forze sudamericane. Allo stesso tempo per i britannici la riconquista delle isole rappresentò un passo importante per la fiducia ad un governo in un momento di crisi. Oggi questa guerra ai confini del mondo tra due paesi occidentali ci sembra lontanissima, ma si possono sempre scoprire nuovi aspetti e mettere giustizia laddove sul momento non ve ne fu e riconoscendo il valore dei Royal Marines del Naval Party 8901 nella difesa di Stanley il 2 aprile 1982 e il loro apprezzabile contributo nella riconquista. 

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.


Titolo: The Falklands War There  and Back Again - The Story of Naval Party 8901 

Autore: Mike Norman e Michael Jones - Prefazione del Maggiore Generale Julian Thompson

Pagine: 256

Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/The-Falklands-War-There-and-Back-Again-Hardback/p/14599