L'immagine stereotipata che abbiamo del Vietnam è quella di una guerra fatta di rapidi spostamenti in elicottero, di attacchi aerei, di basi d'artiglieria costruite dal giorno alla notte e abbandonate a missione finita. Qualche film ha reso famoso il combattimento urbano di Hue durante l'offensiva del Tet nel 1968, ma in realtà una gran parte della guerra si svolse in risaie e nei piccoli e grandi corsi d'acqua che segnano il Vietnam, sopratutto nel Delta del fiume Mekong. Le operazioni anfibie ebbero la stessa importanza di quelle elitrasportate, e la "Brown Water Navy" si distinse anch'essa per numero di operazioni e importanza del suo contributo alla guerra.
Il libro che vi presento oggi, facente parte della serie Ship Craft, edito da Seaforth Publishing e scritto da Roger Branfill-Cook, è tipico di questa serie che va incontro alle esigenze di storici e modellisti, combinando foto e notizie sulle imbarcazioni trattate con recensioni dei modelli disponibili sul mercato e una sezione dedicata a diorama e modelli assemblati.
In questo caso siamo davanti ad una serie di imbarcazioni, tutte create, o modificate per poter negoziare le basse acque dei fiumi del Vietnam. Il libro esamina non solo la Guerra del Vietnam che vide contrapposti americani (e australiani, neozelandesi e sudcoreani) contro vietnamiti (vietcong ed esercito regolare vietnamita) , ma anche la precedente "Guerra d'Indocina" con i francesi che nel secondo dopoguerra si trovarono a cercare di mantenere le loro colonie asiatiche contro movimenti indipendentisti foraggiati da Cina e URSS.
I francesi, a guerra finita si trovarono a dover adattare e recuperare imbarcazioni da ogni fonte disponibile, cercando per lo più di convertire surplus degli eserciti alleati, che per questioni di budget se ne dovevano disfare. La prima parte del libro è dedicata a queste conversioni , più che altro mezzi da sbarco con poco pescaggio e fondo piatto, che in molti casi venivano corazzati e armati in modo più completo. A fine guerra d'Indocina tutto questo materiale fu dato alle forze del nuovo stato del Vietnam del Sud, che continuò le operazioni contro i guerriglieri comunisti Vietcong.
Le esperienze dei francesi nell'ambito di questa guerra fluviale non furono perdute e gli americani progettarono tutta una serie di imbarcazioni per affrontare questo tipo di scontro fatto di agguati e rapidi sbarchi. La più famosa è la leggera PBR o "Pibber" Patrol Boat River , resa celebre dal film "Apocalypse Now" , in cui una di queste imbarcazioni risale il fiume per portare il Capitano Willard a eliminare il folle Colonnello Kurtz. Ma la Pibber è solo la punta dell'iceberg di tutta una serie di imbarcazioni specializzate, più pesanti o più leggere (per l'inserimento dei Navy SEAL) che solcarono le acque del Vietnam. In questo libro vengono tutte analizzate, e sopratutto, dato che molte di esse non hanno un modello in vendita , ne viene spiegata la conversione a partire da modelli esistenti e in commercio. Proprio a questo serve la sezione "Model Products" che addirittura , per chi volesse creare un diorama della Guerra d'Indocina , fornisce consigli su quali figure utilizzare (purtroppo la Guerra d'Indocina è forse una delle più interessanti ma meno riprodotte nel mondo del modellismo). E' una piccola sezione molto interessante dato che i francesi in Indocina utilizzarono una gamma di divise, armi e mezzi provenienti dalle fonti più disparate (armi tedesche, britanniche, americane oltre che ovviamente francesi) .
Un'altra sezione molto ben curata è quella dei modelli montati, in cui sono presenti molti modelli montati dall'autore, una vera e propria autorità nell'ambito delle imbarcazioni che affrontarono la Guerra del Vietnam e quella d'Indocina.
Che dire di più? Anche in questo caso, un volume della serie Ship Craft è utilissimo per il modellista e lo storico, anche se in questo caso l'attenzione è più mirata al modellista. La numerosa e particolare produzione di queste imbarcazioni, frutto di progettazione e modifiche trova un ottimo libro che mette ordine su questo tema, fornendo al lettore e all'appassionato ottimi spunti per realizzare bellissimi modelli di imbarcazioni (e mezzi anfibi!) originali e modificati.
Un grazie di cuore a Seaforth Publishing per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Riverine Craft of the Vietnam Wars
Autore: Roger Branfill-Cook
Pagine: 64
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/ShipCraft-26-Riverine-Craft-of-the-Vietnam-Wars-
Paperback/p/16527
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Monday, June 29, 2020
Saturday, June 27, 2020
Armoured Cruiser Cressy - Detailed in the Original Builders' Plans di Andrew Choong
HMS Cressy è passata alla storia come una delle tre navi affondate (le altre della stessa classe Aboukir e Hogue) dall'U-9 all'inizio della Grande Guerra , il 22 settembre 1914.
Questo incrociatore corazzato, progettato da White dopo aver visitato, in giro per l'Europa diversi cantieri ed essendo stato colpito sopratutto dalle navi italiane Vettor Pisani e Garibaldi (anch'essi incrociatori corazzati), fu varato alla fine del 19° secolo, il 4 dicembre 1899 dai cantieri di Govan in Scozia. Seguirono altre 5 navi che furono HMS Sutlej, Hogue, Aboukir, Bacchante ed Euryalus.
Questa tipologia di nave, un incrociatore che poteva tenere testa anche in battaglia a differenza dei precedenti incrociatori, non invecchiò molto bene. Allo scoppio della Grande Guerra si pensava di pensionare questa classe o di limitarne l'impiego, ma il conflitto vide le navi assegnate a compiti secondari. Tre di queste , la Cressy , la Hogue e la Aboukir vennero impiegate come scorta per i trasporti di truppe diretti in Francia, e fu così che vennero prese i mira dall'U9 tedesco ed affondate.
Il libro che vi presento oggi è un libro molto specialistico, scritto da Andrew Choong, curatore al National Maritime Musem per la casa editrice Seaforth Publishing che più che insistere sulla storia operativa ci presenta in dettaglio i piani della nave HMS Cressy e di alcune sue sorelle.
L'obiettivo di questa serie di libri, è di mostrare nei dettagli , con i piani disponibili al National Maritime Museum, come erano state progettate le navi e quali modifiche susseguenti vennero apposte agli scafi e alle varie strutture delle navi. Il risultato è un libro di grande formato che è una gioia per gli occhi dell'appassionato navale e che spinge anche il neofita di storia marittima a conoscere di più questo mondo.
L'HMS Cressy è infatti una nave affascinante che risente di alcune soluzioni di epoca vittoriana ma che si proietta in una nuova era. Il libro dettaglia tutta una serie di voci quali piani e struttura, propulsione e macchine, corazzatura, armamento, alloggi e abitabilità ed infine un veloce riassunto della carriera della Cressy, che diede il nome alla classe.
Come scritto sopra sono presenti anche alcuni piani che si riferiscono all'Euryalus e al Sutlej, ma in generale la sei navi differivano di poco . Una delle principali differenze era nell'elica che nella Bacchante era a 4 pale, mentre nella Sutlej a 3 pale. La differenza nella propulsione era minima però.
I piani della nave, come è tipico della serie , sono estremamente dettagliati e commentati con delle didascalie di ottima fattura. La nave è esaminata seguendo, ponte per ponte e sezione per sezione, ed anche chi non è molto pratico di termini navali si troverà a proprio agio dopo aver appreso i principali punti di riferimento. Di particolare valore sono alcuni disegni prodotti per l'Ammiragliato che rappresentano la nave Cressy per riprodurre l'arrangiamento del sartiame, che, senza vele ,serviva solo per le comunicazioni e per i telegrafi, non ancora senza fili. Si può trovare il disegno di cui parlo a pagina 18/19. Si possono apprezzare molti piccoli dettagli guardando ai piani, come il doppio fondo cellulare , le sezioni di ventilazione e per quanto riguarda l'armamento i condotti per far salire la cordite e i proiettili per le casematte. Ho trovato interessante il disegno a pagina 43, ovvero la casamatta del cannone da 9,2 pollici, disegnata, per scopo di studio dal Guardiamarina Walter Leeke. Questo disegno, sebbene basico rispetto ai più dettagliati disegni "ufficiali" serviva come scopo quello di addestrare il (si presume) giovane ufficiale ad orientarsi sul suo posto di combattimento.
Sono interessanti alcuni termini retaggio della vecchia marina vittoriana, come il "Manger" posto a prua (la mangiatoia dove venivano ospitati gli animali di bordo, non più presenti se si eccettua alcune galline e tacchini), oppure la spaziosa e areata"Sick Bay" per i malati.
Insomma, il libro è quanto di più dettagliato si possa volere per comprendere come era stata progettata e in seguito allestita e modificata la Cressy (e alcune altre navi di questa classe). Questo libro è quindi utilissimo per l'appassionato navale, il modellista , il semplice curioso che voglia scoprire una nave che ha fatto da ponte tra due epoche della marina mondiale. Seaforth ancora una volta produce un libro che non potrà mancare sugli scaffali degli appassionati e degli storici della marina militare e non.
Un grazie di cuore a Seaforth Publishing per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Armoured Cruiser Cressy - Detailed in the Original Builders' Plans
Autore: Andrew Choong
Pagine: 128
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Armoured-Cruiser-Cressy-Hardback/p/17263
Questo incrociatore corazzato, progettato da White dopo aver visitato, in giro per l'Europa diversi cantieri ed essendo stato colpito sopratutto dalle navi italiane Vettor Pisani e Garibaldi (anch'essi incrociatori corazzati), fu varato alla fine del 19° secolo, il 4 dicembre 1899 dai cantieri di Govan in Scozia. Seguirono altre 5 navi che furono HMS Sutlej, Hogue, Aboukir, Bacchante ed Euryalus.
Questa tipologia di nave, un incrociatore che poteva tenere testa anche in battaglia a differenza dei precedenti incrociatori, non invecchiò molto bene. Allo scoppio della Grande Guerra si pensava di pensionare questa classe o di limitarne l'impiego, ma il conflitto vide le navi assegnate a compiti secondari. Tre di queste , la Cressy , la Hogue e la Aboukir vennero impiegate come scorta per i trasporti di truppe diretti in Francia, e fu così che vennero prese i mira dall'U9 tedesco ed affondate.
Il libro che vi presento oggi è un libro molto specialistico, scritto da Andrew Choong, curatore al National Maritime Musem per la casa editrice Seaforth Publishing che più che insistere sulla storia operativa ci presenta in dettaglio i piani della nave HMS Cressy e di alcune sue sorelle.
L'obiettivo di questa serie di libri, è di mostrare nei dettagli , con i piani disponibili al National Maritime Museum, come erano state progettate le navi e quali modifiche susseguenti vennero apposte agli scafi e alle varie strutture delle navi. Il risultato è un libro di grande formato che è una gioia per gli occhi dell'appassionato navale e che spinge anche il neofita di storia marittima a conoscere di più questo mondo.
L'HMS Cressy è infatti una nave affascinante che risente di alcune soluzioni di epoca vittoriana ma che si proietta in una nuova era. Il libro dettaglia tutta una serie di voci quali piani e struttura, propulsione e macchine, corazzatura, armamento, alloggi e abitabilità ed infine un veloce riassunto della carriera della Cressy, che diede il nome alla classe.
Come scritto sopra sono presenti anche alcuni piani che si riferiscono all'Euryalus e al Sutlej, ma in generale la sei navi differivano di poco . Una delle principali differenze era nell'elica che nella Bacchante era a 4 pale, mentre nella Sutlej a 3 pale. La differenza nella propulsione era minima però.
I piani della nave, come è tipico della serie , sono estremamente dettagliati e commentati con delle didascalie di ottima fattura. La nave è esaminata seguendo, ponte per ponte e sezione per sezione, ed anche chi non è molto pratico di termini navali si troverà a proprio agio dopo aver appreso i principali punti di riferimento. Di particolare valore sono alcuni disegni prodotti per l'Ammiragliato che rappresentano la nave Cressy per riprodurre l'arrangiamento del sartiame, che, senza vele ,serviva solo per le comunicazioni e per i telegrafi, non ancora senza fili. Si può trovare il disegno di cui parlo a pagina 18/19. Si possono apprezzare molti piccoli dettagli guardando ai piani, come il doppio fondo cellulare , le sezioni di ventilazione e per quanto riguarda l'armamento i condotti per far salire la cordite e i proiettili per le casematte. Ho trovato interessante il disegno a pagina 43, ovvero la casamatta del cannone da 9,2 pollici, disegnata, per scopo di studio dal Guardiamarina Walter Leeke. Questo disegno, sebbene basico rispetto ai più dettagliati disegni "ufficiali" serviva come scopo quello di addestrare il (si presume) giovane ufficiale ad orientarsi sul suo posto di combattimento.
Sono interessanti alcuni termini retaggio della vecchia marina vittoriana, come il "Manger" posto a prua (la mangiatoia dove venivano ospitati gli animali di bordo, non più presenti se si eccettua alcune galline e tacchini), oppure la spaziosa e areata"Sick Bay" per i malati.
Insomma, il libro è quanto di più dettagliato si possa volere per comprendere come era stata progettata e in seguito allestita e modificata la Cressy (e alcune altre navi di questa classe). Questo libro è quindi utilissimo per l'appassionato navale, il modellista , il semplice curioso che voglia scoprire una nave che ha fatto da ponte tra due epoche della marina mondiale. Seaforth ancora una volta produce un libro che non potrà mancare sugli scaffali degli appassionati e degli storici della marina militare e non.
Un grazie di cuore a Seaforth Publishing per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Armoured Cruiser Cressy - Detailed in the Original Builders' Plans
Autore: Andrew Choong
Pagine: 128
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Armoured-Cruiser-Cressy-Hardback/p/17263
Thursday, June 25, 2020
Marching from Defeat - Surviving the collapse of the German Amy in the Soviet Union 1944 di Claus Neuber , tradotto da Tony Le Tissier
Quando il 22 giugno 1941 iniziò l'Operazione Barbarossa da parte dell'esercito tedesco, ovvero l'invasione dell'Unione Sovietica, fino ad allora alleata della Germania Nazista, in pochi nell'enorme esercito invasore avrebbero pensato che tre anni dopo , il 22 giugno 1944, quella stessa data avrebbe significato una delle più grandi sconfitte della guerra per i tedeschi invasori, che sarebbero stati ricacciati fino ai confini della Prussia Orientale.
L'Operazione Bagration dal nome del grande comandate russo delle Guerre napoleoniche, per ordine di Stalin sarebbe dovuta iniziare proprio il terzo anniversario della proditoria invasione tedesca del 1941. Stalin, sempre attento al simbolismo di date e luoghi, avrebbe così assaporato una vendetta attesa per anni e dopo una guerra terribile fatta di battaglie costate moltissimo al popolo sovietico.
Il colpo principale cadde sul Gruppo di Armate Centro, che era stato sgaurnito grazie ad una operazione di intelligence sovietica che aveva fatto credere ai tedeschi che l'offensiva sarebbe caduta invece sul settore sud del lungo fronte orientale.
Non è facile dare le dimensioni di un'enorme sconfitta parlando solo di numeri , dei morti, dispersi e prigionieri. L'esperienza umana di quella terribile rotta viene spersonalizzata, resa quasi asettica. In una guerra che aveva già mietuto milioni di vittime, su un fronte dove la barbarie di entrambi gli schieramenti era all'ordine del giorno. In questo caso, forse il modo migliore per capire quello che patì in quei mesi il soldato tedesco è attraverso le memorie di coloro, pochi, i quali si salvarono e poterono raccontare la loro esperienza.
Claus Neuber, giovane tenente di artiglieria del 18° Reggimento, 18a Divisione della 4a Armata (una delle armate componenti l'Heeresgruppe Mitte, il Gruppo di Armate Centro) si trovò a sperimentare sulla sua pelle quella enorme sconfitta dell'esercito tedesco. Le sue memorie, tradotte oggi in inglese da Tony Le Tissier, ex militare e storico, sono uno sguardo sulle esperienze di un giovane soldato nella terribile rotta di un esercito senza più guida, che si trovò a fronteggiare un viaggio di centinaia di km attraverso un territorio ostile e ormai riconquistato dal nemico.
Il libro, edito da Pen&Sword è molto asciutto, come è tipico delle memorie germaniche. L'autore, che in seguito continuerà la sua carriera nella Bundeswehr, fu uno dei pochi fortunati, e il suo viaggio è quasi un'Odissea, con incontri e aiuti inaspettati, delusioni, cameratismo e combattimenti disperati. Poche sono le "deviazioni" dal racconto, con qualche osservazione politica che è comprensibile e alcuni appunti aggiunti dopo alle memorie, consultando testi ufficiali e resoconti delle unità e contestualizzando il tutto sullo sfondo di quello che accadeva in quei giorni.
Il racconto che ne deriva è estremamente appassionante e ci fa capire l'enorme sforzo, ma anche la volontà di vivere e di non mollare , di un giovane di 20 anni. L'enorme distanza percorsa, che anche seguita su una mappa fa impressione,e dice molto sull'effettiva distruzione del fronte tedesco, assolutamente impreparato a quell'offensiva.
Il ripiegamento delle unità non colpite direttamente dallo schiacciasassi sovietico (come proprio la batteria di cui Neuber faceva parte) è dapprima ordinato, con unità che mantengono la loro organicità e anche la loro capacità di combattere, ma siamo in una rotta e ordini e contrordini fanno sì che quelal coesione si distrugga presto. Mezzi utili per percorrere i km che separano le unità dalle nuove linee del fronte vengono distrutti, e comunque il cielo è dominato dall'aviazione Sovietica. Pian piano vengono abbandonati anche elementi basilari del kit di un soldato per non appesantirlo. Neuber viene ad un certo punto anche preso prigioniero, e le prospettive di vita non sono incoraggianti (solo una piccola parte dei prigionieri presi dai sovietici sopravviverà), ma la sua voglia di vivere e di tornare in Patria è più forte di tutto...
Sono dell'idea che libri come questo diano davvero le dimensioni dello scontro tra due eserciti enormi a oriente. Uno scontro ideologico, in primis, oltre che militare. Ma sullo sfondo di questo scontro molti sono gli eventi imprevedibili, come l'aiuto che Neuber riceve dalla popolazione bielorussa, e poi da quella lituana e polacca. Il libro evidenzia anche l'enorme peso che degli eserciti fanno gravare sulla popolazione civile, presa tra due fuochi e spesso divisa anche tra essa per le ideologie. In questo caso le memorie di Neuber servono ancora una volta a ricordare come la guerra possa essere terribile e possa mutare la condizione dell'uomo da un momento all'altro.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Marching from Defeat - Surviving the collapse of the German Amy in the Soviet Union 1944 Autore: Claus Neuber , tradotto da Tony Le Tissier
Pagine: 191
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Marching-from-Defeat-Hardback/p/17727
L'Operazione Bagration dal nome del grande comandate russo delle Guerre napoleoniche, per ordine di Stalin sarebbe dovuta iniziare proprio il terzo anniversario della proditoria invasione tedesca del 1941. Stalin, sempre attento al simbolismo di date e luoghi, avrebbe così assaporato una vendetta attesa per anni e dopo una guerra terribile fatta di battaglie costate moltissimo al popolo sovietico.
Il colpo principale cadde sul Gruppo di Armate Centro, che era stato sgaurnito grazie ad una operazione di intelligence sovietica che aveva fatto credere ai tedeschi che l'offensiva sarebbe caduta invece sul settore sud del lungo fronte orientale.
Non è facile dare le dimensioni di un'enorme sconfitta parlando solo di numeri , dei morti, dispersi e prigionieri. L'esperienza umana di quella terribile rotta viene spersonalizzata, resa quasi asettica. In una guerra che aveva già mietuto milioni di vittime, su un fronte dove la barbarie di entrambi gli schieramenti era all'ordine del giorno. In questo caso, forse il modo migliore per capire quello che patì in quei mesi il soldato tedesco è attraverso le memorie di coloro, pochi, i quali si salvarono e poterono raccontare la loro esperienza.
Claus Neuber, giovane tenente di artiglieria del 18° Reggimento, 18a Divisione della 4a Armata (una delle armate componenti l'Heeresgruppe Mitte, il Gruppo di Armate Centro) si trovò a sperimentare sulla sua pelle quella enorme sconfitta dell'esercito tedesco. Le sue memorie, tradotte oggi in inglese da Tony Le Tissier, ex militare e storico, sono uno sguardo sulle esperienze di un giovane soldato nella terribile rotta di un esercito senza più guida, che si trovò a fronteggiare un viaggio di centinaia di km attraverso un territorio ostile e ormai riconquistato dal nemico.
Il libro, edito da Pen&Sword è molto asciutto, come è tipico delle memorie germaniche. L'autore, che in seguito continuerà la sua carriera nella Bundeswehr, fu uno dei pochi fortunati, e il suo viaggio è quasi un'Odissea, con incontri e aiuti inaspettati, delusioni, cameratismo e combattimenti disperati. Poche sono le "deviazioni" dal racconto, con qualche osservazione politica che è comprensibile e alcuni appunti aggiunti dopo alle memorie, consultando testi ufficiali e resoconti delle unità e contestualizzando il tutto sullo sfondo di quello che accadeva in quei giorni.
Il racconto che ne deriva è estremamente appassionante e ci fa capire l'enorme sforzo, ma anche la volontà di vivere e di non mollare , di un giovane di 20 anni. L'enorme distanza percorsa, che anche seguita su una mappa fa impressione,e dice molto sull'effettiva distruzione del fronte tedesco, assolutamente impreparato a quell'offensiva.
Il ripiegamento delle unità non colpite direttamente dallo schiacciasassi sovietico (come proprio la batteria di cui Neuber faceva parte) è dapprima ordinato, con unità che mantengono la loro organicità e anche la loro capacità di combattere, ma siamo in una rotta e ordini e contrordini fanno sì che quelal coesione si distrugga presto. Mezzi utili per percorrere i km che separano le unità dalle nuove linee del fronte vengono distrutti, e comunque il cielo è dominato dall'aviazione Sovietica. Pian piano vengono abbandonati anche elementi basilari del kit di un soldato per non appesantirlo. Neuber viene ad un certo punto anche preso prigioniero, e le prospettive di vita non sono incoraggianti (solo una piccola parte dei prigionieri presi dai sovietici sopravviverà), ma la sua voglia di vivere e di tornare in Patria è più forte di tutto...
Sono dell'idea che libri come questo diano davvero le dimensioni dello scontro tra due eserciti enormi a oriente. Uno scontro ideologico, in primis, oltre che militare. Ma sullo sfondo di questo scontro molti sono gli eventi imprevedibili, come l'aiuto che Neuber riceve dalla popolazione bielorussa, e poi da quella lituana e polacca. Il libro evidenzia anche l'enorme peso che degli eserciti fanno gravare sulla popolazione civile, presa tra due fuochi e spesso divisa anche tra essa per le ideologie. In questo caso le memorie di Neuber servono ancora una volta a ricordare come la guerra possa essere terribile e possa mutare la condizione dell'uomo da un momento all'altro.
Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione.
Titolo: Marching from Defeat - Surviving the collapse of the German Amy in the Soviet Union 1944 Autore: Claus Neuber , tradotto da Tony Le Tissier
Pagine: 191
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/Marching-from-Defeat-Hardback/p/17727
Tuesday, June 23, 2020
Hitler's Anti-Tank Weapons 1939-1945 - Rare Photogrphs from Wartime Archives di Hans Seidler
Contrariamente a quanto spesso si pensa la Germania nazista affrontò la seconda guerra mondiale in gran parte impreparata da un punto di vista logistico e dei materiali. Quello che però non aveva nell'ambito degli equipaggiamenti lo compensava con una tattica superiore e grande addestramento dei suoi soldati. Un esempio in cui la Germania era indietro rispetto ai suoi nemici si può ben notare nell'ambito dei cannoni controcarro. In questo caso quando ad esempio la Germania invase la Russia e si trovò davanti i temibili T34 (modello 1940 e 1941), i KV1 e gli enormi KV2 , dovette ricorrere agli 88 dei reparti antiaerei. All'epoca il cannone più diffuso per contrastare i carri era il PaK36 con cannone da 37mm. Contro i nuovi carri russi , questo piccolo cannone non bastava più, e quindi entrarono in produzione il PaK38 (50mm) e PaK40(75mm) che furono più che sufficienti per arginare i contrattacchi sovietici.
Il libro che vi presento oggi, come avrete capito, tratta dei cannoni anticarro tedeschi e in generale di tutte le armi controcarro a disposizione dell'arsenale tedesco, comprese quelle spalleggiabili. Il libro, scritto da Hans Seidler per la prolifica serie "Images of War" della Pen&Sword, ci porta a conoscere tutti i cannoni e le armi anticarro adottate dai tedeschi.
In questo elenco sono inclusi anche i semoventi cacciacarro, che in quanto a impiego, somigliavano sempre più spesso a veri e propri controcarri più che cannoni montati su uno chassis di carro armato.
Proprio questo tratto di ingegnosità, fece sì che come soluzioni stopgap , all'apparire di carri nemici sempre più corazzati, i tedeschi fossero pronti con una soluzione low cost per contrastarli.
Non si può spiegare altrimenti l'utilizzo ad esempio de 75mm francese di preda bellica trasformato nell'efficace PaK97/38. Montato sull'affusto del PaK38 o 40, questo cannone vide una seconda giovinezza e fu impiegato fino alla fine della guerra.
Più famose sono le creazioni che abbinavano un cannone anticarro ad uno scafo di un carro armato preda bellica (sempre carri francesi ad esempio) o di uno tedesco obsoleto. I tedeschi infatti non buttavano via nulla, ma cercavano rielaborazioni per mantenere rifornite le truppe di prima linea con mezzi improvvisati ma spesso efficienti. Il caso dei Marder I (cannone da 75mm o da 76mm preda bellica russa, su scafo di carro francese) , Marder II (stesso armamento su scafo di PanzerII) o Marder III (scafo Panzer 38) dimostra pienamente di cosa fossero capaci i tedeschi in quanto a soluzioni low cost, improvvisate ma comunque valide.
Man mano che si andava avanti nella guerra, però, la corsa alla maggior corazzatura e quindi al maggior calibro e potenza dei cannoni richiedeva soluzioni specifiche da una parte, con veri e propri cacciacarri progettati (e sopratutto chiusi per evitare danni all'equipaggio) come i vari Jagdpanther, Jagdpanzer IV , Elefant e Jagdtiger (quest'ultimo un mostro poco mobile).
Allo stesso tempo, la limitazione nelle materie prime e la necessità di fornire anche la fanteria di armi anticarro e facilmente trasportabili facevano si che si introducessero armi quali il Panzerfaust e il Panzerschreck.
Il libro di oggi, dotato di ottime foto, cerca di documentare in modo accurato(grazie a interessantissime didascalie) l'evoluzione dell'artiglieria anticarro tedesca. E' ovvio che molti cacciacarri e le loro versioni e modifiche campali non sono documentati , ma il risultato è quello di conoscere meglio, con foto anche rare , molti dei pezzi d'artiglieria utilizzati durante la guerra e di distinguerne i tratti caratteristici. Quest'opera risulta quindi molto utile per l'appassionato storico ma anche per il modellista.
Il libro che vi presento oggi, come avrete capito, tratta dei cannoni anticarro tedeschi e in generale di tutte le armi controcarro a disposizione dell'arsenale tedesco, comprese quelle spalleggiabili. Il libro, scritto da Hans Seidler per la prolifica serie "Images of War" della Pen&Sword, ci porta a conoscere tutti i cannoni e le armi anticarro adottate dai tedeschi.
In questo elenco sono inclusi anche i semoventi cacciacarro, che in quanto a impiego, somigliavano sempre più spesso a veri e propri controcarri più che cannoni montati su uno chassis di carro armato.
Proprio questo tratto di ingegnosità, fece sì che come soluzioni stopgap , all'apparire di carri nemici sempre più corazzati, i tedeschi fossero pronti con una soluzione low cost per contrastarli.
Non si può spiegare altrimenti l'utilizzo ad esempio de 75mm francese di preda bellica trasformato nell'efficace PaK97/38. Montato sull'affusto del PaK38 o 40, questo cannone vide una seconda giovinezza e fu impiegato fino alla fine della guerra.
Più famose sono le creazioni che abbinavano un cannone anticarro ad uno scafo di un carro armato preda bellica (sempre carri francesi ad esempio) o di uno tedesco obsoleto. I tedeschi infatti non buttavano via nulla, ma cercavano rielaborazioni per mantenere rifornite le truppe di prima linea con mezzi improvvisati ma spesso efficienti. Il caso dei Marder I (cannone da 75mm o da 76mm preda bellica russa, su scafo di carro francese) , Marder II (stesso armamento su scafo di PanzerII) o Marder III (scafo Panzer 38) dimostra pienamente di cosa fossero capaci i tedeschi in quanto a soluzioni low cost, improvvisate ma comunque valide.
Man mano che si andava avanti nella guerra, però, la corsa alla maggior corazzatura e quindi al maggior calibro e potenza dei cannoni richiedeva soluzioni specifiche da una parte, con veri e propri cacciacarri progettati (e sopratutto chiusi per evitare danni all'equipaggio) come i vari Jagdpanther, Jagdpanzer IV , Elefant e Jagdtiger (quest'ultimo un mostro poco mobile).
Allo stesso tempo, la limitazione nelle materie prime e la necessità di fornire anche la fanteria di armi anticarro e facilmente trasportabili facevano si che si introducessero armi quali il Panzerfaust e il Panzerschreck.
Il libro di oggi, dotato di ottime foto, cerca di documentare in modo accurato(grazie a interessantissime didascalie) l'evoluzione dell'artiglieria anticarro tedesca. E' ovvio che molti cacciacarri e le loro versioni e modifiche campali non sono documentati , ma il risultato è quello di conoscere meglio, con foto anche rare , molti dei pezzi d'artiglieria utilizzati durante la guerra e di distinguerne i tratti caratteristici. Quest'opera risulta quindi molto utile per l'appassionato storico ma anche per il modellista.
Titolo: Hitler's Anti-Tank Weapons 1939-1945 - Rare
Photogrphs from Wartime Archives
Autore: Hans Seidler
Pagine: 127
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