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Friday, November 22, 2019

The Amritsar Massacre - The British Empire's Worst Atrocity di Vanessa Holburn

Nel 1857 , in un Impero che aveva visto il suo territorio espandersi negli ultimi 100 anni fino a diventare il più grande della storia recente, scoppiò una terribile rivolta, proprio nel luogo che da tutti era considerato la gemma della Corona Britannica: l'India. Passato alla storia come "Il Grande Ammutinamento Indiano" vide la Gran Bretagna contrastare uno scoordinato e velleitario tentativo di minare il proprio dominio nel subcontinente indiano. Nato da preoccupazioni religiose riguardanti delle cartucce unte con grasso di suino o di bovino, cosa che scontentava ambedue le principali etnie religiose di cui era composto l'esercito della HEIC (Honourable East India Company) , l'ammutinamento fu caratterizzato da episodi di assoluta barbarie da parte dei rivoltosi verso i cittadini europei, anche donne e bambini. E da una reazione uguale e contraria dell'esercito della Compagnia, di quello britannico che intervenne con rinforzi e delle truppe indigene fedeli al Raj. Nomi come Cawnpore e Lucknow, città pesantemente segnate da massacri e assedi lanciarono un'ombra lunga sui decenni successivi. L'immediato risultato dopo che si furono calmate le acque e fu domata la rivolta fu il passaggio del governo dell'India dalla Compagnia delle Indie Orientali al governo di sua maestà. Fu introdotta un'ottima amministrazione che richiedeva estrema competenza ai propri membri. Tuttavia gli anni che passavano e che andavano verso il nuovo secolo vedevano una classe di indiani sempre più attenti alla propria condizione politica e ad un maggiore coinvolgimento in quello che era il loro paese. Questo accompagnato da idee maggiormente liberali in Gran Bretagna fecero sì che all'inizio del secolo esistesse una forte opinione in favore di un maggiore coinvolgimento nel governo dell'India dei nativi. Allo stesso tempo si sviluppava un forte nazionalismo che si poneva in conflitto con i governanti britannici, ed anche se non rappresentava la maggioranza che era ancora lealista, anche se sperava in maggiore autonomia, faceva riaffiorare antiche paure nei britannici che ancora ricordavano il Grande Ammutinamento. In quest'ottica si pone il libro che vi presento oggi, edito da Pen&Sword e scritto da Vanessa Holburn. Lo scoppio della Grande Guerra aveva posto in stand by tutte le questioni politiche riguardanti l'autonomia e aveva messo al bando ogni spinta nazionalista. Purtroppo per certi versi, una serie di amministratori con idee ancora retaggio di un'epoca passata aveva, con i propri atti, posto le lancette indietro e si era alienata la benevolenza anche dei lealisti tra gli indiani. L'emersione di figure carismatiche come Gandhi aveva creato ancora maggiore attenzione per le questioni riguardanti maggiori concessioni in tema di autogoverno. Gandhi aveva rifiutato la violenza nella sua lotta, avendo capito da alcuni atti terroristici di organizzazioni nazionaliste, che non era la strada giusta per ottenere maggiore considerazione. Invece, degli scioperi pacifici denominati "hartal" erano stati un successo, ed avevano unito le principali etnie indù e musulmana che in passato erano state confliggenti. Questo aspetto, sottovalutato dalle forze governative britanniche che avevano foraggiato una politica di "divide et impera", trovò una reazione assolutamente spropositata il 13 aprile del 1919. Quello fu il giorno che precipitò le residue speranze di un'India facente parte del Commonwealth come successe ad altri dominions. Quello fu il giorno del massacro di Amritsar, che vide il colonnello Dyer arrivare presso il Jallianwala Bagh con un'unità di Gurkha per rimuovere un'assemblea irregolare alla luce delle recenti disposizioni miranti ad evitare varie violenze capitate negli ultimi mesi nel territorio del Punjab. Il resto è storia con  quasi 400 morti in buona parte Sikh che si erano riuniti presso un grande spiazzo per ascoltare un comizio.
Dopo questo evento vi fu un rimpallo di responsabilità e una giustizia mal gestita, con Dyer difeso e poi condannato, carnefice e poi visto come vittima, e l'evento sfruttato da nativi e britannici per portare avanti le proprie agende politiche. In realtà ne' Dyer ne' i suoi superiori pagarono mai per l'errore commesso e quell'evento è uno dei passi più tragici e importanti verso la consapevolezza di un'India indipendente.
Il libro è molto interessante poichè non è facile riassumere decenni di politica post ammutinamento e arrivare a quel 1919 (e andando oltre con la Commissione Hunter che indagò e poi tutte le ricadute politiche e militari) in un libro molto snello e di facile lettura. Mi è molto piaciuta l'indagine nella vita di Dyer, un uomo quasi tragico, molto attivo, nato in India e conoscitore delle lingue del subcontinente, molto preparato ma spesso nel posto sbagliato al momento sbagliato. La sua storia e la voglia di far carriera molto probabilmente lo spinse a quell'ordine di sparare sulla folla. Tuttavia non fu il solo colpevole. La catena di comando, l'insensibilità diffusa verso le istanze di autogoverno o indipendenza, e verso gli indiani che purtroppo era figlia anche di una cultura razzista, la paura di un altro ammutinamento contribuirono a quella terribile giornata.
Questo libro contribuisce a far conoscere un atto che è stato immortalato abbastanza efficacemente (con la conseguente difesa davanti alla Commissione Hunter da parte di Dyer) nel film di Richard Attenborough "Gandhi". E molto probabilmente deve far riflettere su quella che è una visione romantica, anche amata attraverso i racconti di grandi scrittori, ma che va rivista alla luce di una nuova interpretazione su alcuni eventi a cui questo libro contribuisce egregiamente.

Un grazie di cuore a Pen&Sword per avermi fornito il libro per la recensione. 

Titolo: The Amritsar Massacre - The British Empire's Worst Atrocity
Autore: Vanessa Holburn
Pagine: 168
Link: https://www.pen-and-sword.co.uk/The-Amritsar-Massacre-Paperback/p/16889













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